Amo pazzamente il mare, ma il lago, è il centro permanente del mio vivere…
Foto personale- il lago Trasimeno, con canne mosse dal vento.
Sarà che sono nata sotto il segno dei pesci, di certo è, che in un luogo dove non c’è acqua, io non potrei vivere. Il lago è il mio rifugio, “lui” raccoglie il mio pianto e il mio riso, le mie amarezze e le mie gioie. La mia mente con “lui” si apre e spazia, le mie elucubrazioni più profonde si liberano in quello spazio e “lui”, le raccoglie tutte. È un amore viscerale e corrisposto, mi abbraccia nel silenzio, perdona i miei scatti d’ira, sa che nella vita sono stata spesso ferita e che io rispondo graffiando, se ho paura. Ma sa anche, che il giorno dopo torno a trovarlo più innamorata di prima. “Lui” è tenero con me e mi fa passare tutto, accarezzandomi il viso con la sua lieve brezza. Il suono delle canne che vibrano in quel moto silenzioso e perpetuo dell’acqua, producono un “schiocco”…è “lui”, il mio amato non ha resistito: mi ha mandato un bacio!
-Foto personale-Il bacio del lago, portato dal vento.
-Foto personale-Due, delle tre isole del lago. Io le chiamo a modo mio: la grande mamma balena, con il suo cucciolo.
Foto personale-
I cigni si allontanano, seguendo la scia provocata dal sole; ma io vedo in tutto ciò, due anime che vanno unite, verso un orizzonte luminoso.
Un giorno al lago, ho alzato lo sguardo al cielo e sono rimasta incantata nel vedere come fosse perfetto il volo degli uccelli; prima volteggiavano senza ordine, poi di colpo, cominciavano a prendere la forma di una scia. A un tratto, si addensavano formando disegni bellissimi, ghirigori incredibili, pareva una danza armonica e unisona. Improvvisamente, ho sentito un rumore, come un immenso applauso proveniente dal cielo e gli uccelli sono partiti come frecce, tutti insieme, obbedendo a un codice intrinseco della natura…Mi fermo, lascio la parola a Franco Battiato, che con la sua canzone “Gli uccelli”, esprime e completa con i suoi versi poetici, tutto quello che io non sono riuscita a spiegare perfettamente…
La bellezza del creato è un riflesso della bellezza del Suo Creatore. S.Francesco nel Cantico delle Creature esprimeva così l’amore per Dio e per la natura: ” tu sia lodato, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai formate chiare, preziose e belle …“
Per S.Agostino, la natura è una via di accesso alla fede, in quanto la creazione visibile, manifestata dalla bellezza e dalla perfezione, esprime la sua dipendenza, da Colui che l’ha creata.
“Per chi ha paura, o si sente incompreso e infelice, il miglior rimedio è andare fuori all’aperto in un luogo dove egli sia completamente solo, solo col cielo, la natura e Dio. Soltanto allora, si sente che tutto è come deve essere, e che Dio vuol vedere gli uomini felici nella semplice bellezza della natura. Finché ciò esiste, ed esisterà sempre, io so che in qualunque circostanza c’è un conforto per ogni dolore. E credo fermamente che ogni afflizione può essere molto lenita dalla natura.” (Il Diario di Anna Frank, Mondadori 1966, pp.146-147)
Caro diario, dopo tanti post veramente “tosti e impegnativi”, ho pensato di regalare un po’ delle mie foto…ebbene sì, con il mio cellulare fotografo tutto! Non l’ho mai detto, ma io un tempo dipingevo, olio su tela, e i miei quadri sono sovrapponibili alle foto che mostro in questo articolo, per cui, l’ amore per l’arte vive dentro di me…Un giorno decisi che volevo dipingere, entrai in un negozio e chiesi quali materiali occorrevano… il negoziante mi guardò stupito nel constatare che non conoscevo nulla sulla pittura ad olio…ma questa è un’altra storia…e chissà se mai la racconterò!!! Un abbraccio a tutti, Giusy
-Foto personale-Foto scattata nei pressi del porticciolo, dove vado spesso ad ammirare la bellezza del “mio amato”.
immagine tratta da Web
Salvador Dalì-Divina Commedia-Inferno, Canto XIII-La selva dei suicidi-
“Cred’io ch’ei credette ch’io credesse
che tante voci uscisser, tra quei bronchi
da gente che per noi si nascondesse.
“Però disse ‘l maestro: «Se tu tronchi
qualche fraschetta d’una d’este piante,
li pensier c’hai si faran tutti monchi».
(Inferno, canto XII, w. 25-30)
Nel 1950, in vista della commemorazione del 700º anniversario della nascita di Dante Alighieri, il governo italiano commissiono’ a Salvador Dalí l’illustrazione della Divina Commedia. Dalí impiego’ ben nove anni per creare i numerosi acquarelli, in totale cento.
Salvador Dalí, illustra il viaggio di Dante attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso. Egli riesce a mantenere la sognante atmosfera Dantesca aggiungendo però il suo tocco personale attraverso i suoi simboli caratteristici: figure molli, stampelle e ossa volanti. Il soprannaturale si mescola in un’esplorazione audace della spiritualità, andando a creare una versione unica della Divina Commedia.
NELL’ORRIDA SELVA DEI SUICIDI
Dante e Virgilio entrano nell’orrida selva dei suicidi che non conservano aspetto umano ma sono rinchiusi nei tronchi degli alberi, le cui foglie sono straziate dalle Arpie. La selva dei suicidi, è un bosco pauroso, fitto di alberi che non hanno fronde verdi, ma scure; tronchi e rami, di colore cupo, sono orribilmente contorti e irti di spine avvelenate. Il silenzio della selva è interrotto dai lamenti delle mostruose Arpie, uccelli dal volto umano che fanno i loro nidi sugli alberi. I due poeti si addentrano nel secondo girone del settimo cerchio, non si vedono anime di peccatori, ma se ne odono i lamenti. Dante, sentendo levarsi da ogni parte tristi gemiti e non vedendo alcuna persona, si arresta smarrito. Virgilio, pensando che egli creda che tali voci provengano da persone nascoste dietro gli alberi, lo invita a spezzare qualche ramo per rendersi conto di come stanno in realtà le cose. Dante, allungando la mano, spezza un rametto da un grosso cespuglio spinoso, ma il tronco si macchia di sangue e rimprovera il poeta di averlo strappato, senza alcuna pietà. Come un ramo verde quando viene bruciato da uno dei capi, lascia uscire gemendo gocce di umore e stride per l’aria che ne esce, cosi dal ramo spezzato, escono insieme gocce di sangue e parole, per cui Dante, spaventato, lo lascia cadere a terra. Interviene a questo punto Virgilio in difesa del suo discepolo, dicendo all’anima che Dante non avrebbe spezzato il ramo, se avesse saputo ciò che sarebbe successo. Anzi, invita l’anima nascosta nel cespuglio a rivelarsi in modo che Dante, tornato nel mondo, possa far rivivere la sua memoria. Il tronco, allettato da tale promessa, si rivela per colui che tenne le chiavi del cuore di Federico II: egli è infatti Pier della Vigna, segretario dell’imperatore. Naque a Capua alla fine del XII secolo, da famiglia umile, fu giurista e letterato. Studiò non senza difficoltà a Bologna e entrato alla corte di Federico II di Svevia come notaio, si conquistò i favori dell’imperatore, fino a diventarne il più fido consigliere. Sospettato di alto tradimento, ingiustamente secondo Dante, nel 1248 fu imprigionato e accecato. Morì suicida nel 1249 a Pisa o forse nel castello di San Miniato.
LA DURA LEGGE DEL CONTRAPPASSO, NELLA DIVINA COMMEDIA
-I suicidi sono tramutati in piante secche, contorte e nodose.
-Disprezzarono se stessi e il proprio corpo, straziandolo, ora sono relegati ad una forma di vita inferiore (le piante) e sono straziati dalle Arpie.
-Per coloro che si tolsero la vita, si perpetua in eterno la scissione avvenuta al momento del suicidio: l’anima non potrà mai più riunirsi al corpo.
-L’ambientazione suggestiva della selva con i suoi rami contorti e foschi, rappresenta la contorta psicologia di quei dannati e le loro anime sono imprigionate in una forma di vita inferiore: essi sono al contempo uomini e vegetali.
-A differenza degli altri dannati dell’Inferno, dopo il giudizio universale non si riuniranno al corpo, che hanno disprezzato. Il corpo penzolerà dai rami; l’immagine è ancora più suggestiva, se si pensa che il suicida tipico è l’impiccato.
LA POSIZIONE DELLA CHIESA
Art.2280 Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. E’ lui che ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.
Art.2281 Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio vivente.
Art.2282 Se è commesso con l’intenzione che serva da esempio, soprattutto per i giovani, il suicidio si carica anche della gravità dello scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio è contraria alla legge morale.
Art.2283 Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l’occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita.
Gravi disturbi psichici, l’angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida.
Art.1013 La morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell’uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo. Quando è « finito l’unico corso della nostra vita terrena », [597] noi non ritorneremo più a vivere altre vite terrene. “Come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, (Eb 9,27). Non c’è « reincarnazione » dopo la morte.
DANTE, LA CHIESA…IN MY HUMBLE OPINION…
Non so con precisione perché ho deciso di trattare questo argomento, in realtà avevo fatto già un altro post tempi addietro, per cui credo sia un ulteriore passo avanti, verso una conoscenza più profonda, che la mia mente ha voluto in tutti i modi rielaborare. Sicuramente ho una sensibilità particolare verso questi soggetti che vedono nel suicidio, l’unica via d’uscita e provo una tenerezza infinita per loro, un amore che vorrei abbracciarli tutti, uno ad uno; non so, ma qualche volta anche io, ho avuto di questi pensieri, lo devo ammettere. Pensieri, gia’, accompagnati pero’ da momenti di dolore estremo che la vita non mi ha risparmiato e parlo di quel dolore sordo, muto, dove il freddo dell’anima pare diffondersi per tutto il corpo, stringendolo senza mollare la presa, ed è lì, il momento più fragile per ogni essere umano, ed è lì, che un cedimento può essere possibile, soprattutto se non ti senti compreso, se avverti un vuoto che magari sei solo tu ad avvertirlo, ma c’è, ed e’ terribilmente reale e sei solo tu, a faccia a faccia con la tua anima, che non riflette più luce, ma solo il buio della solitudine.
La Chiesa afferma, senza tanti giri di parole, che per il suicida, non può esserci salvezza, perfino dopo il Giudizio Universale essi saranno i soli a non rientrare nel proprio corpo. I suicidi ci sono sempre stati e sempre ci saranno, perché hanno un unico comune denominatore: LA DISPERAZIONE. In un’epoca sconvolgente come la nostra, infarcita di crisi economica, di sporchi affari delle banche, di disoccupazione, di imprenditori, di lavoratori ridotti di colpo in miseria, privati di ogni dignità, possiamo ancora parlare di suicidi o di omicidi mascherati? La solitudine, da sola, pesa già come un macigno sull’equilibrio psichico dell’individuo. Se poi unita alla perdita del lavoro, al fallimento, e alla mancanza di risorse, degenera in una inevitabile forma di auto-soppressione, vista come liberazione da un tormento, a tal punto schiacciante, da renderlo insostenibile. Da pochi giorni ho sentito in televisione di un’adolescente che si è buttata dalla finestra di casa sua, per via delle frustrazioni che ha dovuto subire dai suoi compagni di scuola-aguzzini. Il biglietto che ha lasciato scritto è palese: “Adesso sarete contenti”. Una ragazza così, secondo la Chiesa, sarebbe un’anima perduta…e i suoi torturatori, questi fanciulli viziati, bulletti da quattro soldi, che fine faranno? Come non chiedere conto anche ai loro genitori, su che tipo di educazione hanno impartito ai propri figli, per tramutarli così, in mostri senza cuore? Io lo dico spesso, che prima di generare prole bisognerebbe fare dei test psicologici e attitudinali ai futuri genitori! Questo esempio che ho voluto raccontare, insegna che quella povera creatura, ha pagato con la vita, un’insieme infinito di errori altrui. Ricordo bene il funerale negato a Welby, simbolo oramai di tutte le persone che non accettano piu’ una vita di strazio, come ricordo con dolore, che fino a poco tempo fa, la Chiesa non acconsentiva ai suicidi, neanche un posto in un camposanto. A questo punto, posso ben dire, che il mio pensiero diverge dalla Chiesa e L’articolo 2280 del Catechismo della Chiesa Cattolica è il “non plus ultra”, veramente il mio dissenso su questo punto è totale: Art.2280 Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. E’ lui che ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.. NOI UMANI PERTANTO, NON SIAMO I PADRONI DELLA NOSTRA ANIMA, DIO È IL SOVRANO E PADRONE…sto facendo un grande sforzo per scrivere…PADRONE, allora Dio ci ha fatto un DONO, ma resta LUI il proprietario…e che razza di regalo è? A volte solo l’idea che almeno l’anima sia nostra, intoccabile, inviolabile, crea nell’individuo, che puo’ essere affllitto da chissà quali sfortune o angherie, una forza incredibile, un vero e proprio toccasana. Se viene meno anche questa “proprietà”, l’uomo viene privato della sua appartenenza, della sua unicità, della sua diversità, rispetto ad ogni altro essere vivente sulla terra. Sì, io rivendico la proprietà della mia anima, non per SUPERBIA, ma bensì in nome di una libertà che mi fu concessa da Dio stesso. Libertà di amare o di odiare, di compiere il bene o il male e consapevole che giunta la mia ora, la riconsegnero’ al Sommo Creatore che me la donò. Mi sottoporro’ al Suo Giudizio, qualunque esso sia, con la coscienza che quell’anima era la mia, unica e irripetibile.
INVICTUS
Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un abisso che va da un polo all’altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia indomabile anima.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e di lacrime
Incombe solo l’Orrore delle ombre,
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima. William Ernest Henley
Il poeta inglese scrisse Invictus durante il suo calvario in un letto di ospedale; in preda alla più profonda disperazione, invece di affliggersi reagì con coraggio, determinazione e speranza. L’anima invincibile di Henley è un’anima libera, priva di pregiudizi e di paure; un’anima che supera tutte le avversità e va avanti anche quando niente sembra avere senso. È un inno alla vita anche la più aspra e dura, che non lascia spazio a niente e a nessuno, se non a lui stesso.
“INVICTUS”, era la poesia usata da Nelson Mandela, per alleviare gli anni della sua prigionia durante l’apartheid.
“DEUS CARITAS EST”
Non credo in un Dio, che condanna senza appello categorie di persone così fragili. Io stessa mentre scrivo, sento il mio cuore stringersi, per questi poveri esseri umani. Dio Padre, che e’ Amore assoluto, incommensurabile e incontrovertibile, come potrebbe anteporre il castigo, alla pietas? Orbene, di sicuro queste anime che hanno rifiutato la vita, dovranno comunque lottare dentro “quella foresta oscura” della propria mente per uscirne. Senza un corpo, la mente nell’Aldilà è comunque autonoma, soppravvive e plasma la materia, il pensiero in sostanza E’ CREATIVO e l’anima percepisce CIO’ CHE PENSA. Se l’anima è pura e libera da scorie negative, vedrà cio’ che noi chiamiamo il PARADISO. Se all’opposto, l’anima e’ gravata da pesanti negativita’, si circondera’ solo di pensieri estremamente dolorosi e bui, ed è quello noi umani, definiamo INFERNO. Per cui, queste anime possono rimanere “imbozzolate” per decenni, in quei meandri oscuri del dolore e della solitudine, che furono la causa del loro insano gesto. Ma prima o poi riusciranno ad intravedere i primi bagliori della Luce Divina che tutto avvolge e penetra…non può essere che così, perché Dio è carità.
LE SACRE SCRITTURE RIVELANO LA GRANDE MISERICORDIA DI DIO, ECCO ALCUNI ESEMPI:
La pecora perduta
«Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. La dramma perduta
“O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Salmo 8 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi? E il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. “…
Salmo 129 “Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono”…
S.Paolo “Ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5, 20b)
Per cui, mi sento di dire con tutto il mio cuore, ai familiari che hanno avuto un loro caro che si è sottratto alla vita, di non cadere nella disperazione, perché Dio è misericordia, misericordia, misericordia…
Dedico questo canzone di Fabrizio de André, “Preghiera in Gennaio” e l’articolo che ho scritto, a tutti coloro che non hanno avuto la forza di vivere in questo mondo.♥♥♥
Caro diario, niente da fare, anche questo post è lungo una Quaresima!!!! Sono tre articoli in uno. Con un argomento di questa portata e’ stato impossibile liquidarlo con superficialità, però…c’è sempre un’altra faccia della medaglia! Il mio consiglio? Leggetelo senza fretta, sorseggiando un bel caffè, come dissi una volta alla mia cara amica Isabella! E’ vero, il post è un bel “mattone”, costruito pero’ da Dalì, da Dante, dalle mie umili riflessioni, incluse quelle grandi di Fabrizio de Andrè, nella sua splendida canzone…Sapete cosa vi dico? Che una “tranvata” così, in fondo in fondo, non mi dispiacerebbe beccarla!!!! Pensate alla vostra Giusy e a quanto tempo ha dovuto documentarsi per poter scrivere questo testo, scoprirete così che dieci minuti di lettura, sono un niente, e che sul serio il tempo è soggettivo!. Bacioni a tutti e…buona lettura… se resisterete! Giusy♥
P.S: Consiglio vivamente di vedere il film AL DI LÀ DEI SOGNI, con Robin Williams, tra l’altro, anch’esso suicida. Questo meraviglioso film, racconta ed evoca in modo plateale, il difficile percorso di un suicida, una volta varcata la soglia nell’altra dimensione.
*Ringrazio Marzia, per avermi inviato il video sulle opere di Dalì.
-La Trinità- Andrej Rublev, 1422, Galleria Tret’ jakov, Mosca-
“Premessa”
Ho riflettuto molto se scrivere questo post, è da molto tempo che lo rimando…credo pero’, che sia giunto il momento in cui io stessa non posso più sottrarmi. lo dico subito, è un argomento astruso e a dir la verità, saranno così anche i prossimi articoli. Le mie titubanze e il mio conflitto interiore seguono una logica: parlare della Trinità e del perché Dio si è incarnato, sono le cose più difficili da spiegare in campo religioso, scriverlo poi, in termini semplici lo è ancor di più, per cui, cercherò oltremodo di “far parlare” Le Sacre Scritture, facendo sì, che senza tanti giri di parole, si vedano plasticamente i principali punti di riferimento. Proietto su di voi, le mie domande: dove è scritto che Dio è Uno e Trino? Perché si è incarnato e si è fatto uomo? Cristo è nostro Salvatore…ma, da che cosa dovevamo essere salvati? Benché molta gente nei giorni attuali festeggia la nascita di Gesù Cristo – alcuni per motivi religiosi ed altri per motivi commerciali – pochi sono quelli che hanno un’ adeguata conoscenza dello scopo di questa nascita. Non ho la pretesa di saperne più della Chiesa, sia ben chiaro, ma sono assolutamente convinta però, che la Chiesa non lo spiega efficacemente; o perlomeno, a me non è mai capitato di sentire da qualche ecclesiastico, quello che sto per scrivere…abbiate pazienza perciò e prendetevi del tempo, perché questo articolo richiede molta attenzione, ma certe volte, ragionar di fino è accrescimento, è elevazione, è un connubio tra fede e ragione, o per chi non crede, è comunque conoscenza su cui riflettere, in libertà e senza costrizione alcuna…Buona lettura e buona meditazione. Giusy
LA TRINITÀ SI RIVELA FIN DALLE PRIME PAGINE DELLA GENESI
[26] E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.
[22] Il Signore Dio disse allora: “Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!”.
In questi due versetti, tratti dalle prime pagine del libro della Genesi, Dio parla Al PLURALE. Questo plurale non è maiestatico (nella lingua ebraica non esiste), ma presenta la deliberazione divina come una consultazione di Dio con se stesso. I S.Padri fondatori della Chiesa, hanno subito interpretato questi versetti come una PREFIGURAZIONE della Trinità; in seguito nelle Sacre Scritture, verrà specificato sempre più chiaramente, soprattutto con la venuta di Cristo, il quale egli stesso ribadira’ sovente questo concetto. Tutto l’Antico Testamento è stato scritto dagli ebrei, anzi, erano proprio loro i depositari della Parola, ed è bene ricordare che la Bibbia è un libro scritto da mano umana, ma sotto ispirazione divina. Orbene, come è possibile che quel redattore ebreo, convinto MONOTEISTA, scrisse in una forma grammaticale plurale, rivolgendosi a Dio? Cari lettori, non cercate manifestazioni palesi di Dio per avere prove della Sua esistenza; cercatelo così, tra le fessure di un muro fatto di pietre, Egli è lì, in quel piccolo interstizio tra i due massi; non cercatelo nel pieno di una tempesta, ma bensì, in un vento leggero che scompiglia i capelli. Non leggete la Bibbia come si legge un libro qualsiasi, il libro della Genesi, ad esempio, fu scritto in forma infantile e fiabesca per dei semplici pastori analfabeti di 4000 anni fa, per spiegare le origini del mondo, della vita, della morte; ciò non toglie comunque, che si nascondono verità profondissime. Dio può rivelarsi e nel contempo nascondersi, spetta a noi cercarlo, con buona volontà…Come il sole è sempre in cielo, così Egli è eternamente presente, ma per trovarlo dobbiamo spalancare le finestre e far entrare quella luce, affinché possa penetrare e illuminare ogni mente; “più o meno altrove” diceva Dante, in base alla nostra ricettività; come i discepoli di Emmaus, che si sentirono ardere il petto e “si aprì loro, l’intelligenza alle Scritture”. Ricordate sempre: DIO È NEI DETTAGLI.
UN ALTRO ESEMPIO DI COME DIO PARLA A SÈ STESSO IN FORMA PLURALE, per mezzo della bocca del profeta ISAIA:
6,8a] Poi io udii la voce del Signore che diceva: [6,8b] «Chi manderò e chi andrà per noi?».
CON ABRAMO ALLE QUERCE DI MAMRE…I TRE UOMINI RAPPRESENTANO PALESEMENTE, LE TRE PERSONE DELLA TRINITA’…E IL RACCONTO PARLA DI DIO AL SINGOLARE E AL PLURALE!!!!!
In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
NEL VANGELO, CRISTO, SPECIFICA CON PIÙ CHIAREZZA LA NATURA TRINITARIA DI DIO
Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Gv 15,26-27
Il Paraclito, è una parola che tradotta dal greco significa “il consolatore”, titolo attribuito allo SPIRITO SANTO. La missione dello Spirito Santo, che il Padre manda nel nome del Figlio e che il Figlio manda “dal Padre”, rivela che egli è con loro lo stesso unico Dio. (art 263, Catechismo della Chiesa Cattolica
Fin dai primi secoli, lo sviluppo della dogmatica trinitaria cristiana, ha affermato il principio CHE CIASCUNA PERSONA DELLA TRINITÀ è PARIMENTI DIO. Abbiamo perciò nel cristianesimo, un solo e medesimo Dio, che appare in tutta la sua forza e pienezza AD OGNI LIVELLO, in ciascuno suo modo d’essere. Tutto si compie in Trinità, ad opera di ognuno dei Tre, alla maniera che è propria del Padre, del Figlio o dello Spirito Santo.
ALCUNI PASSAGGI IMPORTANTI PER INIZIARE A CAPIRE LA STORIA DELLA SALVEZZA
[9] Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male
Nel versetto 9, L’autore sacro scrive che nel giardino di Dio ci sono molti alberi, tra cui L’ ALBERO DELLA VITA, simbolo D’ IMMORTALITA’ e L’ ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE. L’esistenza di questi alberi di vario tipo, attraenti per la vista e buoni da mangiare, era un elemento comune alle descrizioni assiro-babilonesi. In questo racconto, Dio dà un ordine preciso ad Adamo-uomo, ed a Eva-madre dei viventi, quello di poter mangiare i frutti di ogni pianta; tranne quelli dell’albero della conoscenza del bene e del male. Perché questo divieto? La via del bene era simboleggiata da tutti gli alberi; la via del male, era simboleggiata dall’albero del bene e del male. Questa narrazione ci vuol far comprendere, che Dio lascia l’uomo libero di sperimentare ogni cosa, ma ENTRO I LIMITI POSTI DA LUI, che non sono limiti dettati da un arrogante despota, ma bensì, limiti dettati dall’amore poiché solo Dio, nella sua Onniscienza può conoscere in assoluto COSA È BENE E COSA È MALE. Ma sappiamo come è andata…L’uomo dotato di un’ intelligenza superiore a qualsiasi altro animale, sceglie di oltrepassare quei limiti, rivendicando per sé L’AUTONOMIA ETICA E L’ INDIPENDENZA, il cosiddetto LIBERO ARBITRIO. Rinnegando il suo stato di creatura, l’uomo pretende di diventare come Dio, attentando alla sovranità di Dio stesso. Questa è una sintesi del tanto discusso PECCATO ORIGINALE che considera questa narrazione come STORICA, cioe’ realmente accaduta. Il mio pensiero invece diverge, considerando il racconto della Genesi un genere sapienziale, cioè dotato di finalità “teologico-filosofica”, in quanto io sono decisamente favorevole all’evoluzione della specie, che è in netto contrasto con la creazione diretta da parte di Dio, di Adamo ed Eva.
Possiamo davvero far derivare ogni male dal peccato originale degli uomini? Nell’evoluzione della vita, gli uomini sono veramente gli ultimi arrivati, la lotta per la sopravvivenza impegna i viventi da milioni e milioni di anni, fatti di contrasti, innumerevoli astuzie, lotta spietata, al limite della ferocia, la crudelta’ con cui la singola specie si difende e cerca di sopraffare le altre. A questo punto, possiamo definire che il peccato e il male discendano da un’unica coppia? Come possiamo accettare che l’Onnipotente, Colui che per essenza è Amore infinito, abbia deciso di creare le sue creature predilette e poi per un errore, macchiarle con un marchio d’infamia, “un peccato d’origine”, che addirittura si propaga da padre in figlio, colpendo generazioni totalmente innocenti, compresi i bambini appena nati? La Bibbia dice che la Creazione uscì buona dalle mani di Dio, già, ma allora, cosa ci faceva UN SERPENTE MALVAGIO E TENTATORE NEL GIARDINO DI DIO? La creazione uscì perfetta dalle mani di Dio, ma si degrado’ in fretta, chi era l’angelo che si oppose al Creatore, l’angelo caduto, Lucifero, l’essere di luce, tale era il significato del suo nome? Era quel” bugiardo e padre della menzogna”, “era omicida fin dal principio e non persevero’ nella verità poiché non c’era verità in lui” secondo le parole di Gesù (Gv 8, 44). Il Diavolo e i dèmoni, riassumono il modo d’essere e di operare di tutte quelle energie avverse alla Divinità e alla sua positiva azione. Pertanto, ci fu un peccato originario ANTERIORE ALL’UOMO e la creazione era già gravemente compromessa quando arrivo’ il novello Adamo; il serpente, simbolo del male, era già lì, NEL GIARDINO DI DIO. Possiamo concludere a questo punto, che il peccato e il male esistevano gia’ da un bel pezzo prima dell’avvento dell’uomo e che una volta raggiunto il livello di evoluzione, l’homo Sapiens, per le sue caratteristiche di tipo morfologico, strutturale, fisiologico, inizio’ ad agire autonomamente e spesso in modo contrario alle leggi divine dell’amore. Ogni giorno l’uomo, è Adamo o Cristo; ogni giorno l’uomo e’ Dio, o Satana; ogni giorno l’uomo sceglie la VITA O LA MORTE. Naturalmente tutti sappiamo che sul peccato originale c’è un Dogma, sarebbe necessaria a mio avviso, una revisione teologica, considerando anche le scoperte paleontologiche che avvalorano in modo inequivocabile che l’uomo NON DISCENDE DA UN’UNICA COPPIA…ma chi la fara’ mai!!! Per cui, questa mia ultima convinta riflessione è del tutto personale.
Per gli ebrei, che ben dovrebbero conoscere l’Antico Testamento (dal momento che furono i primi depositari e redattori della Parola), IL PECCATO ORIGINALE non esiste. Se le cose starebbero così, come io suppongo, sarebbe servito a questo punto, che un Dio si doveva incarnare per redimerci? Sì, sarebbe servito ugualmente, perché Gesù ha vinto il male e la morte, con la sua risurrezione e ci ha fatto da apripista, ci ha reso consapevoli della nostra immortalità, uniti a lui nella vita eterna. Dio si fece uomo perché l’uomo poté farsi Dio e raggiungere questo traguardo è possibile all’uomo, solo con l’aiuto divino. L’uomo non può salire al cielo con le proprie forze, solo una mano divina che discende all’uomo può assumere l’uomo al cielo e questa mano divina che discende dal cielo è L’INCARNAZIONE.
Allora adesso il quadro è chiaro e possiamo rispondere a tutte le domande: il mandato di Gesù consta nel redimere e salvare tutti i peccatori, cioè tutti gli uomini senza distinzioni di sesso, razza, età o colore della pelle, dalla morte e dal peccato. Gesù offre a tutti la Salvezza, che equivale alla possibilità di entrare nella vita eterna assieme a Lui e dal peccato, di cui il significato più profondo, non è solo una trasgressione di un comandamento, ma bensì: IL RIFIUTO DI AMARE
NELL’ULTIMA PAGINA DEL LIBRO DELL’ APOCALISSE, L’ALBERO DELLA VITA CHE SIMBOLEGGIA L’IMMORTALITA’ E’ DI NUOVO ACCESSIBILE ALL’UOMO.
“E in mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trovava l’albero della vita, che fa dodici frutti e che porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni”.
Caro diario, devo necessariamente fermarmi. Il post è stato molto lungo e impegnativo, andare oltre sarebbe davvero un dispendio di energie inutili…Spero di essere riuscita a togliere qualche dubbio, o a mettere luce su qualche domanda che riecheggia nei meandri oscuri delle nostre menti…Davanti ad un terrorismo che avanza e che miete vittime in nome di Dio, io non posso far altro che far conoscere QUESTO DIO. Ricordo a tutti che io mi dichiaro una cristiana libera, per cui, quello che scrivo è assolutamente ciò che penso, ma lascio al lettore la stessa libertà di trarre le proprie insindacabili conclusioni. Un abbraccio a tutti, Giusy♥
PS. Per avere una visione più ampia possibile, voglio far presente che all’interno del blog, ci sono quattro articoli a tal riguardo, poco commentati, ma visualizzati costantemente:
Itinerario nell’arte e nelle Sacre Scritture: Creazione di Adamo ed Eva
Eva non è nata da una costola di Adamo
Il vero significato di Adamo ed Eva
Eva non mangiò la mela…
*Ringrazio Lucetta del blog “semplicemente insieme” per il prezioso suggerimento, Abramo alle Querce di Mamre, mi era sfuggito e secondo me, è il più bell’esempio da mostrare a riguardo di Dio, uno e Trino. Grazie Lucetta!