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Mio padre mi raccontava…
Mio padre mi raccontava, di quando andava al mare con la colonia estiva, sotto il periodo fascista. Quando aprirono le iscrizioni nel mio paese, mio padre si presentò e manco a dirlo, sotto peso e mingherlino come era, fu inserito nelle liste per la colonia estiva a Rimini. Il babbo mi raccontava che regnava un clima di ordine e disciplina, ma che lui sopportava abbastanza bene, di perché aveva altri obiettivi da raggiungere: il cibo e la fame atavica che si portava sempre appresso. Lo scopo primario era dunque quello, tutto il resto era in secondo piano e, almeno nella colonia, riusciva nel suo intento di riempirsi la pancia.
Un giorno alcune bancarelle furono allestite nei pressi della colonia. Mio padre incuriosito si mise ad osservarle e rimase incantato nel vedere un cavallino di legno. Tanto era ammaliato da quel giocattolo, che non sentì il fischietto di richiamo della fascistona addetta al servizio di vigilanza della spiaggia. La fascistona in questione, si avvicinò a mio padre e con una brutale violenza, le diede una sberla, così forte che il babbo cadde a terra e anche l’ incantesimo per quel cavallino di legno, si spezzò per sempre.
Un bambino di Passignano assistette alla scena e mentre il mio babbo piangendo si avviò verso la stabilimento della colonia, il bimbo che stava economicamente meglio di mio padre, comperò quel cavallino di legno e, rientrato in colonia, lo regalò a mio padre. Penso alla felicità che quel gesto abbia portato nel cuore di mio padre! E non posso non fare un confronto con oggigiorno, dove impera l’ egoismo e il disinteresse per “l’ altro”.
Mio padre conosceva nome e cognome di quella paesana, lo ricordava ancora, nonostante fossero passati tanti anni e da bimbo, era oramai diventato uomo e padre. Non le serbo’ rancore, provava per lei indifferenza, nel senso più stretto: viva o morta per lui era la stessa cosa.
Giusy Beatrice Lorenzini ❤️