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25 aprile, 25 Aprile festa della liberazione fascista, Eccidio di S. Anna di Stazzema, fine dittatura, George Orwell, Italia diventa Repubblica, libertà, perche si festeggia il 25 Aprile?, strage di Civitella Val di Chiana, strage di Marzabotto
PERCHE’ SI FESTEGGIA IL 25 APRILE?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/24/il-25-aprile-dovremmo-festeggiarlo-in-classe/2665729/
IL 25 APRILE SEGNA LA FINE DELL’OCCUPAZIONE DAI NAZIFASCISTI E LA LIBERAZIONE DAL VENTENNIO DI DITTATURA FASCISTA.
Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri il presidente designato Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani e Achille Marazza) – proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate; parallelamente il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi[3], assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti[4], incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo.
«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi
Entro il 1º maggio tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile). La Liberaziojne mise così fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra; la data del 25 aprile simbolicamente rappresenta il culmine della fase militare della Resistenza e l’avvio effettivo di una fase di governo da parte dei suoi rappresentanti che porterà prima al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica – consultazione per la quale per la prima volta furono chiamate alle urne per un voto politico le donne – e poi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.
Il termine effettivo della guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all’esercito alleato, si ebbe solo il 3 maggio, come stabilito formalmente dai rappresentanti delle forze in campo durante la cosiddetta resa di Caserta firmata il 29 aprile 1945: tali date segnano anche la fine del ventennio fascista.
Fonte: Wikipedia
VADO, DOVE MI PORTA IL CUORE…
-Foto tratta dal Web-Strage di Marzabotto-
La strage di Marzabotto è un crimine contro l’umanità e uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la seconda guerra mondiale.[4]. Nel 1994 il Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, fondando soprattutto sui dati delle anagrafi dei Comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, ha dimostrato come il dato relativo ai caduti riferito in questo e in altri testi vada diversamente considerato e messo in relazione a un più ampio territorio. Infatti gli eccidi compiuti da nazisti colpirono i tre comuni durante l’estate-autunno 1944 e causarono complessivamente la morte di 955 persone: in particolare la strage nazista del 29 settembre – 5 ottobre 1944 fu causa di 770 morti. Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi ebbero poi anche 721 morti per cause varie di guerra; da qui il dato complessivo accertato dal Comitato Onoranze: 1676 decessi per mano di nazisti e fascisti e per cause di guerra.
« Questa è memoria di sangue, di fuoco, di martirio, del più vile sterminio di popolo, voluto dai nazisti di von Kesselring, e dai loro soldati di ventura, dell’ultima servitù di Salò, per ritorcere azioni di guerra partigiana”. Salvatore Quasimodo
-Foto tratta dal Web-Civitella-Val di Chiana-
Al mattino del 29 giugno, in occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo, il centro di Civitella era pieno di persone. Molti non si erano recati nelle campagne o nei boschi per lavorare, restando così a casa o andando a Messa. La Chiesa di Santa Maria Assunta, a Civitella, era colma di fedeli, giunti anche dalle altre frazioni del comune.
Improvvisamente dal comando tedesco partirono 3 squadroni: uno destinato a Cornia, l’altro a San Pancrazio e un terzo, il più grande, si riversò nel centro di Civitella. I tedeschi irruppero nelle case, aprendo il fuoco sugli abitanti a prescindere dal sesso o dall’età. L’episodio più truce si consumò nella chiesa, mentre si stava celebrando la Messa. Entrati nell’edificio sacro, i tedeschi divisero i fedeli in piccoli gruppi. Quindi, indossati grembiuli mimetici in gomma per non sporcarsi di sangue, li freddarono con dei colpi alla nuca. Il sacerdote don Alcide Lazzeri, in quanto religioso, sarebbe stato risparmiato dai tedeschi, ma scelse di condividere la sorte degli sfortunati parrocchiani.
Compiuta la strage, i tedeschi incendiarono le case di Civitella, provocando così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi abitanti riuscirono a salvarsi dal massacro. L’orrore di quel giorno fu percepito anche nelle campagne circostanti, specie nelle frazioni a valle: qui, nonostante la distanza, furono ben udite le grida disperate e ben visto il fumo delle case in fiamme. Alla fine si contarono 244 morti: 115 a Civitella, 58 a Cornia e 71 a San Pancrazio. Fonte: Wikipedia
-Foto tratta dal web-Eccidio di Sant’Anna di Stazzema-
In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili[12], di cui solo 350 poterono essere in seguito identificate; tra le vittime 65 erano bambini minori di 10 anni di età[13]. Dai documenti tedeschi peraltro non è facile ricostruire con precisione gli eventi: in data 12 agosto 1944, il comando della 14ª Armata tedesca comunicò l’effettuazione con pieno successo di una “operazione contro le bande” da parte di reparti della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS nella “zona 183”, dove si trova il territorio del comune di S. Anna di Stazzema; l’ufficio informazioni del comando tedesco affermò che nell’operazione 270 “banditi” erano stati uccisi, 68 presi prigionieri e 208 “uomini sospetti” assegnati al lavoro coatto[14]. Una successiva comunicazione dello stesso ufficio in data 13 agosto precisò che “altri 353 civili sospettati di connivenza con le bande” erano stati catturati, di cui 209 trasferiti nel campo di raccolta di Lucca[14]. I nazistifascisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano colpi di rivoltella e altre modalità di stampo terroristico. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva 2 mesi. Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante una sorella miracolosamente superstite, tra le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell’ospedale di Valdicastello. Infine, incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone. Non si trattò di rappresaglia (ovvero di un crimine compiuto in risposta a una determinata azione del nemico): come è emerso dalle indagini della procura militare di La Spezia, infatti, si trattò di un atto terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la popolazione, la loro volontà e tenerla sotto controllo grazie al terrore. L’obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra le popolazioni civili e le formazioni partigiane presenti nella zona. Fonte: Wikipedia
-Foto tratta dal Web-La liberazione- 25 Aprile 1945
-Foto tratta dal Web-La liberazione-La gente gioiosa, si riversa sulle strade per festeggiare la fine della guerra e della dittatura nazi-fascista-
-foto tratta dal Web- 25 Aprile- Parata a Reggio Emilia-
NEL SUO LIBRO 1984, ORWELL, AVVERTIVA IL MONDO, SUL PERICOLO DEL REVISIONISMO STORICO.
La verità è solo quello che il Partito ritiene vero. Non è possibile discernere la realtà se non attraverso gli occhi del Partito.
George Orwell
«Ti prego di ricordare, nel corso della nostra conversazione, che ho il potere di infliggerti dolore in ogni momento, e dell’intensità che più mi aggrada. Se mentirai o cercherai di essere evasivo, e perfino se non ti mostrerai all’altezza della tua intelligenza, griderai di dolore, all’istante. Hai capito?»
«Sì» rispose Winston. […]
«Vi è uno slogan del Partito che si riferisce al controllo del passato. Ripetilo, per cortesia.»
«”Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”» ripeté Winston, obbediente.
«”Chi controlla il presente controlla il passato”» disse O’Brien, annuendo lentamente col capo. «Tu pensi, Winston, che il passato abbia un’esistenza concreta?»
Winston si sentì nuovamente sopraffare dalla sensazione d’impotenza. Gli occhi corsero per un attimo al quadrante. Non solo non sapeva se la risposta che gli avrebbe evitato il dolore fosse “sì” o “no”; ma non sapeva neanche quale fosse veramente, per lui, la risposta giusta.
O’Brien sorrise debolmente. «Non sei un metafisico, caro Winston» disse. «Fino a questo momento non hai mai riflettuto su che cosa si intenda per esistenza. Mi esprimerò quindi in termini più precisi. Il passato esiste concretamente, entro lo spazio? Esiste da qualche parte, in qualche luogo, un mondo di oggetti solidi nel quale il passato stia ancora accadendo?»
«No.»
«E allora dov’è che il passato esiste, ammesso che esista?»
«Nei documenti. Sta scritto.»
«Nei documenti. E poi?»
«Nella mente, nella memoria degli uomini.»
«Nella memoria. Noi, il Partito, controlliamo tutti i documenti e la memoria di ogni singolo individuo, pertanto controlliamo il passato. Non è così?»
«Ma come potete impedire alle persone di ricordare le cose?» gridò Winston, dimenticandosi per un attimo del quadrante. «È un atto involontario, che non dipende dal nostro controllo. Come potete controllare la memoria? La mia non l’avete controllata!»
I modi di O’Brien si fecero di nuovo bruschi. Appoggiò la mano sul quadrante.
«È proprio il contrario» disse. «Sei tu che non l’hai controllata, ed è per questo che ora sei qui. Tu sei qui perché non sei stato capace di essere umile, di disciplinare te stesso. Non hai voluto compiere quell’atto di sottomissione che è il prezzo della sanità mentale. Hai preferito essere un pazzo, fare parte per te stesso. Solo una mente disciplinata può davvero discernere la realtà, Winston. Tu pensi che la realtà sia qualcosa di oggettivo, di esterno, qualcosa che abbia un’esistenza autonoma. Credi anche che la natura della realtà sia di per se stessa evidente. Quando inganni te stesso e pensi di vedere qualcosa, tu presumi che tutti gli altri vedano quello che vedi tu. Ma io ti dico, Winston, che la realtà non è qualcosa di esterno, la realtà esiste solo nella mente, in nessun altro luogo. Non nella mente individuale, che è soggetta a errare ed è comunque peritura, ma bensì in quella del Partito, che è collettiva e immortale. La verità è solo quello che il Partito ritiene vero. Non è possibile discernere la realtà se non attraverso gli occhi del Partito. È questo ciò che devi imparare da capo, Winston, e per ottenere un simile scopo è necessario un atto di autoannientamento, uno sforzo della volontà. Per diventare sano di mente devi umiliare te stesso.»
«Ti prego di ricordare, nel corso della nostra conversazione, che ho il potere di infliggerti dolore in ogni momento, e dell’intensità che più mi aggrada. Se mentirai o cercherai di essere evasivo, e perfino se non ti mostrerai all’altezza della tua intelligenza, griderai di dolore, all’istante. Hai capito?»
«Sì» rispose Winston. […]
«Vi è uno slogan del Partito che si riferisce al controllo del passato. Ripetilo, per cortesia.»
«”Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”» ripeté Winston, obbediente.
«”Chi controlla il presente controlla il passato”» disse O’Brien, annuendo lentamente col capo. «Tu pensi, Winston, che il passato abbia un’esistenza concreta?»
Winston si sentì nuovamente sopraffare dalla sensazione d’impotenza. Gli occhi corsero per un attimo al quadrante. Non solo non sapeva se la risposta che gli avrebbe evitato il dolore fosse “sì” o “no”; ma non sapeva neanche quale fosse veramente, per lui, la risposta giusta.
O’Brien sorrise debolmente. «Non sei un metafisico, caro Winston» disse. «Fino a questo momento non hai mai riflettuto su che cosa si intenda per esistenza. Mi esprimerò quindi in termini più precisi. Il passato esiste concretamente, entro lo spazio? Esiste da qualche parte, in qualche luogo, un mondo di oggetti solidi nel quale il passato stia ancora accadendo?»
«No.»
«E allora dov’è che il passato esiste, ammesso che esista?»
«Nei documenti. Sta scritto.»
«Nei documenti. E poi?»
«Nella mente, nella memoria degli uomini.»
«Nella memoria. Noi, il Partito, controlliamo tutti i documenti e la memoria di ogni singolo individuo, pertanto controlliamo il passato. Non è così?»
«Ma come potete impedire alle persone di ricordare le cose?» gridò Winston, dimenticandosi per un attimo del quadrante. «È un atto involontario, che non dipende dal nostro controllo. Come potete controllare la memoria? La mia non l’avete controllata!»
I modi di O’Brien si fecero di nuovo bruschi. Appoggiò la mano sul quadrante.
«È proprio il contrario» disse. «Sei tu che non l’hai controllata, ed è per questo che ora sei qui. Tu sei qui perché non sei stato capace di essere umile, di disciplinare te stesso. Non hai voluto compiere quell’atto di sottomissione che è il prezzo della sanità mentale. Hai preferito essere un pazzo, fare parte per te stesso. Solo una mente disciplinata può davvero discernere la realtà, Winston. Tu pensi che la realtà sia qualcosa di oggettivo, di esterno, qualcosa che abbia un’esistenza autonoma. Credi anche che la natura della realtà sia di per se stessa evidente. Quando inganni te stesso e pensi di vedere qualcosa, tu presumi che tutti gli altri vedano quello che vedi tu. Ma io ti dico, Winston, che la realtà non è qualcosa di esterno, la realtà esiste solo nella mente, in nessun altro luogo. Non nella mente individuale, che è soggetta a errare ed è comunque peritura, ma bensì in quella del Partito, che è collettiva e immortale. La verità è solo quello che il Partito ritiene vero. Non è possibile discernere la realtà se non attraverso gli occhi del Partito. È questo ciò che devi imparare da capo, Winston, e per ottenere un simile scopo è necessario un atto di autoannientamento, uno sforzo della volontà. Per diventare sano di mente devi umiliare te stesso.»
Tratto dal libro di GEORGE ORVELL
“Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore” Primo Levi
Caro diario, sia chiaro a tutti, io non voglio politicizzare il mio blog. Lo scritto di oggi, è un atto d’amore verso quelle vittime uccise dalla ferocia nazi-fascista.
Dopo il fallimento del referendum di domenica e il video che ho proposto all’inizio di questo post, è palesemente evidente la gravissima disinformazione che aleggia nelle menti degli italiani. Sono sconvolta da tutto ciò, perché è chiaro che le istituzioni garanti di quel passato, hanno fallito. Le parole di Orwell, sono tremendamente attuali, mischiare le carte, fare di ogni erba un fascio, travisare la realtà e trasformarla ad proprio uso e consumo, è un gioco ben riuscito: LA GUERRA È PACE, LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ, L’IGNORANZA È FORZA. (ORWELL )
La forza del mio amore, per la verità, per la giustizia, per chi lotta per un mondo più giusto ed equo, è folle. Il mio sentimento d’amore che esprimo in tanti modi in questo blog, è folle. Non segue un tornaconto, è fuoco che mi divora l’anima e che mi spinge ad esternarlo. Oggi andrò a salutare mio zio morto ventenne, sotto la dittatura fascista, poi, andrò a pregare sul muro dove nel mio piccolo paese, furono fucilati 7 martiri innocenti. Terminato il mio dovere di cittadina italiana, andrò in un bar e prenderò un aperitivo, o se dovesse piovere, andrò ad un cinema, oppure potrò decidere di cambiare ancora idea e fare qualcos’altro, con la consapevolezza che questa LIBERTÀ, proviene da quel sangue innocente versato da contadini analfabeti, da giovani di ogni estrazione sociale, da intellettuali, da donne, che lottarono a fianco dei loro mariti, o fidanzati, che per puro spirito patriottico, ad un certo punto, si unirono da ogni parte d’Italia e sacrificando la loro vita, ci hanno reso liberi dalla schiavitù fascista. Oggi, io rendo ONORE E GLORIA a questi ITALIANI di cui sono fiera, di cui ho il loro DNA. Un abbraccio a tutti voi, VERI ITALIANI, con tutto il mio amore.
Giusy Lorenzini
LE FRECCE TRICOLORI…ADESSO POSSO DIRE, BUON 25 APRILE…
PS: consiglio vivamente il libro di George Orwell, 1984