L’ ultimo dell’ anno è un giorno in cui sembra, che ci si debba divertire per forza; è questo il suo più grande limite.
Devo dire per quando mi riguarda, che è andata proprio così, anche nel mio vissuto. Quest’ anno invece per via del covid e le sue complicanze, sono a casa…e per la prima volta ho assaporato la libertà… dalle grinfie e dagli stereotipi dell’ ultimo dell’ anno. Non sarà necessario agghindarmi per uscire, non dovrò rompermi la testa per pensare dove andare o che fare. Non dovrò sentire freddo per aspettare mezzanotte su una piazza e non dovrò fare il trenino con la musica dei Village People: che libertà!!!!
In questo mondo di pazzi, dove stiamo assistendo ad uno sterminio di massa in Palestina e una guerra fratricida in Ucraina, per non parlare di tutte le altre guerre del quale nessuno parla, sinceramente, non c’è niente da festeggiare.
Solo la Natura può lenire questa cattiveria umana e ho pensato che la magia dell’ aurora boreale, superi i più stratosferici fuochi d’artificio.
Buon anno dunque, con i fuochi ecosostenibili dell’ aurora boreale.
Buon anno a chi si sente solo, a chi non si vuole divertire per forza, buon anno a chi non è in salute, a chi è meno fortunato di noi.
“La linea orizzontale Ci spinge verso la materia Quella verticale verso lo spirito Inneres auge, das innere auge Con le palpebre chiuse S’intravede un chiarore Che con il tempo e ci vuole pazienza Si apre allo sguardo interiore Inneres auge, das innere auge La linea orizzontale ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito”. Franco Battiato
INNERES AUGE… È IL TERZO OCCHIO
Una canzone di Franco Battiato che merita una grande attenzione, poiché è di una profondità tale che ci invita ad andare oltre i sensi da noi conosciuti. Inneres Auge significa in tedesco “il terzo occhio”, ossia, “l’ occhio interiore” quello che apre le porte allo Spirito. Battiato ci spiega che tutto ciò che è materiale, non eleva l’ uomo e solo volgendo lo sguardo verso l’ alto, tracciando un’ ipotetica linea verticale, si può raggiungere la beatitudine delle illuminazioni più vicine al divino. All’ opposto, rimanendo attaccati al dio denaro e alle bassezze che ne conseguono, al tangibile, al grossolano e al terreno, la linea rimane inevitabilmente orizzontale, una linea di demarcazione che chiude l’ occhio interiore ad ogni tipo di sensitività.
IL DIO DEL SILENZIO E DELLA MEDITAZIONE
Non so se qualcuno ha mai riflettuto come mai i monasteri sono tutti arroccati in cima a montagne inaccessibili o su rocce a strapiombo. Questa peculiarità riguarda ogni credo religioso e racchiude in sé, un elemento che unisce ogni diversità: l’isolamento.
Nel silenzio e lontano dalla “linea orizzontale” dunque, il terzo occhio ha molte più possibilità di vedere ” l’ oltre”.
Nella vita moderna questa attitudine al silenzio interiore è drammaticamente oscurata. I monasteri sono oramai quasi tutti vuoti, le distrazioni e il vivere attuale non favoriscono l’ incontro con le elargizioni che Dio manda incessantemente.
Il sole è sempre lì, ma se noi chiudiamo le finestre e le tapparelle, rimaniamo al buio. Ciò non significa però che il sole ha smesso di irradiare calore con i suoi raggi. Siamo noi che abbiamo interposto finestre e tapparelle affinché non penetri nessun bagliore di luce.
MENTRE MANGIAMO PANETTONI… Un genocidio in diretta, mentre mangiamo come maiali, sotto queste festività natalizie. Con il beneplacito dei governi, asserviti a logiche di potere e di confini. Un popolo lasciato sotto i bombardamenti, senza cibo, acqua, luce e gas. Solo i bagliori dei bombardamenti e urla di bimbi che non ci fanno sentire. I servizi segreti più importanti del mondo, non sapevano di quell’ attacco di Ottobre, beh, io non ci credo. Come quando fu attaccata Perl arbon e la risposta fu di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Risposte sproporzionate, vili e infami. Io mi dissocio da questo popolo ebraico, ho scritto il mio disappunto e il giorno della memoria si avvicina, ma questa volta non troverete la mia compassione, poiché dall’ orrore di una Shoah, non avete imparato niente e anche voi, siete diventati carnefici anziché uomini di pace.
A Gennaio come tutti gli anni, viene ricordata “la giornata della memoria”, per non dimenticare laShoah. I bombardamenti sul popolo palestinese da parte di Israele, sconvolgeranno quel giorno in cui tutto il mondo ricorda le vittime della memoria storica sulla Shoah. Il popolo ebraico da vittima è diventato carnefice, la shoah non lo ha reso migliore, incline alla pietà; si è spinto oltre, fino a bombardare la notte di Natale un campo profughi. Ad ogni oltraggio, Israele ha risposto con centinaia di oltraggi, superando la legge del taglione di mosaica memoria che ben conoscono e, lontana, da ogni regola di civiltà e soprattutto, lontana dall’ UNICO Dio.
“Io nacqui a ricambiar amor, non odio.” Antigone di Sofocle (442 a.c.)
ho scelto questa citazione tratta dall’Antigone, una tragedia di Sofocle del V° secolo per riassumere tutto il senso del Natale. Una frase scritta 400 anni prima di Cristo, che ha una finalità mondiale, tanto che si è cristiani, musulmani, ebrei o altro.
-ASSISI-BASILICA PAPALE DI S. FRANCESCO-Basilica superiore
Dal 1230, conserva le spoglie mortali del santo. Sono umbra e non poteva mancare una visita ad Assisi, luogo magico e patrimonio dell’ umanità. A Natale è il plus ultra e voglio raccontare la notte di Natale di qualche anno fa. Ho deciso però di descriverla in forma presente, anziché al passato, perché il ricordo di quel momento e’ indelebile nella mia mente, per cui, è eternamente presente nel mio essere.
Notte di Natale
E’ notte e l’aria è sempre fredda ad Assisi, mi morde le guance, la strada per arrivare è in salita, l’ossigeno comincia ad essere insufficiente e respiro anche con la bocca, ma vado avanti imperterrita, anzi, trovo una forza che in natura non ho. Ogni anno viene allestito un presepe con statue a grandezza umana nel parco adiacente alla Basilica Superiore di S. Francesco. Nella zona sottostante (Basilica inferiore), viene issato un grandissimo albero con tante luci e una capanna rappresentante la natività. C’è tanta gente che va e che viene, ma io mi sento sola, avverto un silenzio che si fa strada nella mia anima, non soffro: questo silenzio è pace. Sono davanti al magnifico portale gotico dell’ingresso della Basilica inferiore, mi accingo ad entrare per assistere alla messa di Natale…
Basilica inferiore
C’è poca luce, i soffitti sono piuttosto bassi e tutti affrescati da artisti diversi; l’armonico delle volte a crociera dipinte con i colori del cielo, come pure le decorazioni degli archi e le pareti, mi lasciano incantata. C’è già molta gente seduta sulle panche centrali e io mi sposto nella parte destra della navata; mi siedo, vedo l’altare di lato, ma in compenso ho la veduta totale del coro che è posizionato dietro l’altare. Giro lo sguardo a sinistra e vedo Francesco che mi guarda…si, proprio così, il suo ritratto più famoso è dipinto proprio su quella parete; il serafico è raffigurato piccolo, con il saio, le stigmate, con le orecchie a sventola, non bello; mi guarda e io lo guardo, ma abbasso velocemente gli occhi…troppo piccola per sostenere quello sguardo! La campanella suona per dare inizio alla funzione religiosa, di colpo rientro nella realtà e capisco che in quei pochi secondi, il mio essere è stato rapito da lui. Il coro innalza Adeste fideles e pare che salga a Dio, come sale sinuoso il fumo dei ceri accesi. Entrano i sacerdoti e dietro tutti in fila indiana i novizi, tanti ragazzi giovani vestiti con il saio e rasati in testa, saranno i futuri fratelli di Francesco. Di colpo mi sembra che il tempo subisca un’alterazione, mi pare di essere tornata indietro di 800 anni e assisto ad una scena del 1200. La messa prosegue il suo iter, nel momento della lettura del Vangelo, due chierichetti si posizionano da ambo le parti del leggìo con due grandi ceri accesi: la luce del Vangelo sta per essere trasmessa al popolo; altri due chierichetti, scendono sui gradini sottostanti e incensano continuamente, tutto deve essere purificato prima che La Parola entri in contatto con l’assemblea. Il sacerdote inizia la lettura; non so, ma dentro me percepisco qualcosa, lo stomaco mi si chiude, La Parola sovrasta su tutto e pare davvero che in quel momento sia Dio a parlare. Il mio turbamento prosegue per tutta la messa, il coro conclude con Cantique de Noel e da il meglio di sé: le voci dei soprani, baritoni, tenori si mischiano ed è un’apoteosi di emozioni che mi si accavallano…ma capisco in un nano-secondo che è così anche per gli altri e parte spontaneo un applauso lungo e forte, unito -da parte mia- da un pianto liberatorio: lo stomaco mi si riapre. Dopo questa messa non ho mai provato in nessun’ altra liturgia, una tale commozione. Uscendo, guardo di nuovo Francesco con meno soggezione, che però non scompare del tutto, ho letto la sua regola e vi assicuro che il fraticello di Assisi era tosto, penetrante, ostinato.
Il mio Natale di bimba era molto lontano dalle luci sfavillanti di oggi; era semplice il mio Natale, soldi non ce n’erano e perciò si comperava solo il necessario. La parola “superfluo” era bandita e non esisteva nel vocabolario di casa, cosicché, i regali erano molto prevedibili: scarpine nuove, calzettoni, un vestitino cucito da mamma; di giocattoli ne ho avuti ben pochi, perché cadevano sotto la voce “superfluo”. Non ho memoria se provavo dispiacere; credo che le cose manchino molto di più se le vedi agli altri, ma in quel periodo storico eravamo in molti a possedere solo lo stretto necessario e allora, non eravamo invidiosi. Pensandoci bene però, non gioivo per gli oggetti che trovavo sotto l’ albero, ma la scusa era efficace: Gesù bambino era nato in una stalla e perciò era POVERO, per cui i regali costosi non se li poteva permettere. Ai miei tempi si credeva che fosse Gesù bambino a portare i doni, Babbo Natale subentro’ in seguito, quando il benessere cominciò ad affacciarsi nelle case degli italiani; infatti è una tradizione dei paesi nordici di cui noi figli del dopoguerra, non avevano neppure la più minima conoscenza. Le strade sotto il periodo natalizio non avevano addobbi, ma anche in questo caso, senza non averli mai visti, non avvertivo la mancanza. Le vie invece erano piene di bambini che giocavano e di gente che camminava a piedi, poche macchine; niente centri commerciali, zero corse per gli acquisti. Mio padre in prossimità del Natale andava nel bosco a tagliare un alberello da addobbare: un ginepro (ora specie protetta), l’ abete non era usuale negli anni 60-70. L’ addobbo era un’ operazione esclusiva di mamma per una semplice ragione: le palline erano tutte di vetro colorato e mamma le maneggiava come fosse stato il Santo Graal, tanto era la paura di romperle e soprattutto, di doverle ricomprare! I preparativi per il pranzo erano semplici e sobri; non come ora che in certe case s’ incomincia a cucinare a Novembre congelando il cibo “per avvantaggiarsi”, tanto deve essere pantagruelico. Un dolce però in casa nostra a Natale non poteva mancare: il Torciglione. Questo dolce è una specialità del mio paese, si tratta di un serpente fatto di mandorle e zucchero con delle decorazioni sopra: una prelibatezza! In casa nostra questo dolce era fatto a “km 0”, in quanto (sempre per la solita scarsità di denaro), mio padre andava in cerca di mandorli e pini d’ estate, per raccogliere i desiderati frutti: la materia prima insomma! Poi con un martello iniziava schiacciarli, uno ad uno! Ogni tanto dava una martellata su un dito e allora imprecava per le tribolazioni, ma alla fine la base per il dolce era pronta! Con le mandorle e i pinoli ottenuti da Madre Natura (e da mio padre), si procedeva alla preparazione del serpentone. Mi ricordo che mamma impastava a mano le mandorle macinate con lo zucchero e gli albumi montati a neve, ed io rubacchiavo qualche pezzettino di quel delizioso impasto, mio padre invece, si adoperava nel confezionamento del dolce decorandolo con i pinoli e le praline; mi fa ancora sorridere questa immagine che ho di lui in quella veste di sottocuoco! Il giorno di Natale andavamo a messa, mamma mi faceva indossare in testa un fazzolettino a fiorellini, perché le donne dovevano avere il capo coperto come la Madonna! In chiesa mi teneva stretta vicino a sé, perché in quei anni i bambini dovevano stare buoni e zitti e non come ora che fanno un casino senza un minimo di rimprovero da parte dei genitori. Mi ricordo che anche io mi annoiavo, ma un’ occhiataccia di mia madre bastava per bloccarmi; neanche indietro potevo girarmi, perché mamma mi diceva che era maleducazione e non si potevano girare le spalle al Signore. Con il passare degli anni cominciarono a migliorare le condizioni economiche e anche gli inviti per il pranzo di Natale iniziarono ad espandersi. Iniziò così l’era consumistica con tanto di banchetti sempre più abbondanti, non bastavano più i cibi semplici di prima, ora occorrevano antipasti di vario genere, due primi, due secondi, neanche il torciglione soddisfaceva più, bisognava aggiungere altri dolci. Mi ricordo che mamma non era più contenta come prima quando si avvicinavano le feste; quella mole di lavoro era troppo per lei, ritrovarsi con una quindicina di persone a tavola, significava ore ed ore da passare in cucina. Fu così che mamma iniziò a saltare la messa di Natale, per far trovare tutto pronto per quando arrivavano gli invitati e come se non bastasse, il pomeriggio lo passava a lavare i piatti e a riordinare la casa. Perse il sorriso mia madre e s’ insinuo’ in lei il disamore per questa ricorrenza, ridotta solo ad una grande abbuffata. Il benessere e il consumismo avevano fatto così la sua prima vittima. Mamma se n’è andata da questo mondo venti anni fa e anche io come lei, non amo più questa festa da molto tempo. Le corse per gli acquisti, le mangiate, aggiungono solo che stanchezza, perché sono beni materiali fugaci, che non riempono il vuoto d’ amore che spesso e volentieri si trova nei nostri cuori. Prima mamma e poi io, con il tempo siamo arrivate alla stessa conclusione: il VERO Natale, sta nelle piccole cose.
Mio padre mi raccontava che il Natale non veniva festeggiato ai suoi tempi, se non con qualche preghiera in casa o qualche visita tra vicini. Gli unici che andavano a messa erano nonno Paolo e nonna Pasqua; la messa era quella di buon mattino e per scendere dalla collina ci mettevano parecchio a piedi. Andavano i miei nonni in chiesa, poiché erano gli unici che avevano un cappotto che copriva “la miseria”, gli altri otto figli erano vestiti con calzoncini corti, zoccoli e maglie o vestitini pieni di toppe tanto che -raccontava mio padre- non si riusciva più a capire quale sia stato il vero colore del vestito. Tra vicini capitava di prestare “l’ osso del prosciutto” per farci il brodo; ma che brodo poteva venire con un osso imprestato da una casa all’ altra? Nonna ci faceva i tagliolini ma senza le uova, perché le uova le doveva vendere per comperare il sale e il filo per rattoppare il vestiario. Il pranzo natalizio dunque, consisteva in un brodo acquoso con dei tagliolini “papposi”. Nel corso della giornata ovviamente, c’era anche da procurarsi l’ acqua da bere per se stessi e per il bestiame, oltre il povero cibo anche per loro. Mentre sto scrivendo le memorie di mio padre, avverto una grande commozione e la preponderante forza del Natale che si manifestava in quella povera gente, tra quei zoccoli di legno e in quei stracci chiamati inadeguatamente, vestiti.
Non cercate la grotta della Natività altrove, la trovate a Gaza e non solo a Natale
“La tristezza di questi natali Signore, ti muova a pietà. Luminarie a fiumane, ghirlande di false costellazioni oscurano il cielo di tutte le città. Nessuno più appare all’orizzonte: nulla che indichi l’incontro con la carovana del Pellegrino; non uno che dica in tutto l’Occidente: “Nel mio albergo si, c’è un posto”! Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno qualcuno creda, uno che attenda ancora colui che deve venire… Non attendiamo più nessuno! Tutto è immoto, pure se dentro un inarrestabile vortice! E’ così, è Destino, più non ci sono ritorni, né ricorsi: è inutile che venga! Tale è questa civiltà gravida del Nulla! Ora tu, anche se illuso di credere o figlio dell’ateo Occidente, segui pure la tua stella – così è gridato per tutta la città dai vessilli – segui, dico, la stella e troverai cornucopie vomitare leccornie, o non altro che spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine… Poiché falso è questo tuo donare (è Natale!), falso perfino stringerci la mano avanti la Comunione, e trovarci assiepati nella Notte a cantare “Gloria nei cieli … “. Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillio dei nostri presepi, Francesco cantore di perfette, tragiche letizie: pure se un Dio continuerà a nascere, a irrompere da insospettati recessi: là dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata: dal sorriso forse di un fanciullo della casba a Daccà, o a Calcutta… Nessuno conosce solitudine come il Dio del Cristo: un Dio che meno di tutti può vivere solo! Certo verrà, continuerà a venire, a nascere ma altrove, altrove…”
David Maria Turoldo
Una tristezza che mi accompagna ogni Natale
Non troverete mai un mio scritto festoso sul Natale, è così fin da quando ero piccola 💝. Questo struggente sentimento di mestizia prevale sulle luci, sui colori, sui regali del Natale. La mia sensibilità non può esimersi di fronte a tanto male e sofferenza che c’è nel nostro mondo. Il mio pensiero a Natale va sempre agli ultimi, come Gesù, che nacque in una stalla, indice che questa festività appartiene proprio a loro, lontano dalle luci sfavillanti e dal consumismo sfrenato. Gesù è nato nella penombra, nella modestia e nella solitudine e il Natale a questo punto, deve tornaread essere sobrio.
“Le sento più vicine le sacre sinfonie del tempo Con una idea: che siamo esseri immortali Caduti nelle tenebre, destinati a errare Nei secoli dei secoli, fino a completa guarigione…”
Battiato aveva capito tutto…
LA CREAZIONE USCÌ MOLTO BUONA DALLE MANI DI DIO, MA SI DEGRADO’ IN FRETTA.
Non sapremo mai, come sono andate esattamente le cose sul piano metafisico di Dio; possiamo ipotizzare che qualcosa andò storto: un peccato angelico anteriore all’ uomo, simboleggiato dal serpente demoniaco nel giardino di Dio, indica che il male era già stato introdotto nella creazione che uscì perfetta dalle mani di Dio, ma che purtroppo, fu gravemente compromessa, dagli angeli che si trasformarono in forze avverse a Lui. Poi quello che accade con la storia di Adamo ed Eva, tutti ne abbiamo sentito parlare (per chi ci crede). Naturalmente, non fu la semplice manducazione di un frutto proibito a farci crollare addosso tutte le sciagure in questo mondo. Adamo ed Eva scelsero L’ AUTONOMIA ETICA, ovvero “vogliamo stabilire da soli, ciò che è bene e ciò che è male, SENZA L’ AIUTO DI DIO È questo in sostanza il peccato originale di S. Agostino, dove io dissento, in quanto questo racconto è considerato storico (cioè veramente accaduto), mentre a mio avviso e anche da parte di vari teologi, che sia un racconto da inserire nei libri Sapienzali, per indicare che, senza l’ aiuto di Dio, è facile cadere nel male.
IL NOVELLO ADAMO ED EVA MADRE DEI VIVENTI TERRESTRI
La paleontologia ha spiegato bene tutto il cammino dell’ evoluzione, che è partito dai nostri antenati scimpanzé, fino ad essere homo sapiens sapiens. A questo punto la nostra massa neuronale è composta da circa duecento miliardi di neuroni: siamo a tutti gli effetti esseri pensanti…siamo gli Adamo ed Eva terrestri e, come gli altri, vogliamo la libertà, vogliamo l’autonomia etica! Tutto combacia con la storia della coppia più famosa del mondo: cielo e terra si fondono assieme.
L’ homo sapiens sapiens, non aveva conoscenza di un bene Supremo, di un unico Dio, tant’è che in tutto il mondo, ogni tribù aveva costruito idoli da adorare per aggrapparsi a qualcosa, per essere aiutati nelle difficoltà della vita. Inoltre, l’ homo sapiens sapiens, non aveva conoscenza di una sopravvivenza dell’ anima dopo la morte corporale.
DIO SI FA UOMO PERCHÉ L’ UOMO POSSA FARSI DIO
L’ uomo oltre a portare con sé l’ aggressività e la legge della sopraffazione dei nostri antenati, ha assunto anche le prerogative del “principe di questo mondo”, come Gesù chiamò Satana, o, tutte le forze avverse al bene e all’ amore, se vogliamo usare una terminologia moderna. Non è che tutta l’ umanità viveva senza amore, la scintilla divina brilla sempre in ogni vivente, certo è, che ogni sentimento veniva rivolto ad altri dèi, poiché l’ uomo era privo della visione di Dio, non aveva neanche una seppur minima coscienza, che potesse esistere.
DIO SI FA UOMO
La storia della salvezza inizia con Abramo: Dio si svela per la prima volta ad un uomo. Con il passare dei secoli e millenni, la storia della salvezza procede, tra alleanze tradite e riconsolidate, fino a terminare con L‘ INCARNAZIONE: DIO SI FA UOMO. Dio, il grande dimenticato, si fa uomo per sgominare tutti i falsi dei, per disfare le opere del maligno, per liberarci dal male.
Gesù, l’ uomo-Dio, introduce nel mondo il concetto del bene e dell’ amore verso i più deboli, i più reietti e i dimenticati da tutti. Prima di lui, un portatore di handicap veniva abbandonato a sé stesso, maltrattato, costretto a vivere di elemosina, con Gesù tutto si ribalta, il misero è colui che per primo vedrà il regno dei Cieli.
…PERCHÉ L’ UOMO POSSA FARSI DIO
SENZA L’ INCARNAZIONE NON POTEVA ESSERCI SALVEZZA E REDENZIONE.
Gli uomini conoscono e applicano il male nella vita terrena a cuore leggero, ciò comporta che senza la consapevolezza e la necessità di redimersi dai peccati personali e collettivi, la vita eterna sarebbe nella condanna e non nella redenzione, ciò significa essere al pari ai dèmoni, senza possibilità di redimersi, dannati per sempre.
È per misericordia che Dio s’ incarna, è per un amore folle verso l’ umanità. Gesù Cristo attraverso la sua morte e risurrezione fa da apripista a quel Paradiso precluso all’ uomo e dà la possibilità di essere immortale, non da dèmone, ma bensì in santità.
ERAVAMO DÈMONI IN ATTESA DI GUARIGIONE…ORA POSSIAMO SCEGLIERE
Senza l’ incarnazione, la storia della salvezza ( si chiama così apposta), l’ uomo dopo la morte non avrebbe potuto salire al Cielo, poiché esso era precluso all’ umanità priva della visione di Dio. Con l’ avvento di Gesù Cristo, possiamo scegliere di rimanere anime dannate o anime liberate dal peccato.
GESÙ DÀ LA POSSIBILITÀ DI “GUARIRE” DA OGNI PECCATO, AGLI UOMINI DI TUTTA LA STORIA UMANA
Nel simbolo degli apostoli, recitiamo che Gesù dopo la sua morte “discese agli inferi” perché?
Cristo morto, con l’anima unita alla sua Persona divina, è disceso nella dimora dei morti privi della visione di Dio. Egli ha aperto le porte del cielo ai giusti che l’avevano preceduto, di tutti i tempi e i luoghi della storia umana, donando a tutti la possibilita’ di godere della vita eterna in grazia di Dio. È il compimento della storia della salvezza.
Il salvatore si è mostrato al mondo per darci la possibilità di poter entrare “nel regno dei Cieli”, liberati dalle catene del peccato. Potevamo rimanere demoni erranti e dannati per sempre, attraverso la sua nascita, vita, morte e risurrezione ci ha reso partecipi di entrare nel Suo regno immortale, a patto di seguire la via del bene e dell’ amore, l’ unica che conduce alla vita eterna.
È quasi Natale, spero che con questi ultimi tre articoli, sia più chiara la storia della salvezza, che non è ancora compiuta, ma anzi, è in pieno svolgimento, terminerà nel punto Omega, dove Cristo farà ritorno ed estirpera’ per sempre il male. Intanto godiamoci questo Dio che si fa bambino e che ci porta in dono l’ immortalità e la possibilità di salvezza dell’ anima. Prima del suo avvento potevamo rimanere ancorati al peccato senza la possibilità di guarigione, come i demoni. Con la Sua presenza nel mondo, possiamo salvarci e guarire dai peccati commessi
A TE CHE TOGLI I PECCATI DAL MONDO… INFINITAMENTE… GRAZIE!