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L’ UOMO DI FRONTE ALLA SHOAH
Ho finito le parole per descrivere l’ orrore che l’ essere umano compie verso il suo simile, verso la sua stessa specie, verso il suo stesso DNA. Sono decenni che ripeto queste cose, eppure, ( anche in forme diverse), assistiamo ogni giorno a notizie efferate, inaudite, sconcertanti, sui tanti piccoli o grandi olocausti che l’ umanità persevera nel commetterli. La parola “Shoah” significa “disastro”, ma è poco rappresentativa e, in questo caso, non basta, serve coniarne di nuove, oppure di aggiungerne altre: fallimento, assassinio, genocidio, mattanza, delirio, macelleria, male assoluto… il filosofo Jonas, si domandò dove Dio fosse, mentre tutto quell’ orrore accadeva nei campi di sterminio… Papa Wojtyla invece, si domandò perché Dio tacque….Io no, io ribalto la domanda: “dov’erano gli uomini”, quelli che in ogni epoca lottano per il bene comune, che sacrificano la propria vita per un consimile, che s’ innamorano, che si emozionano, che amano il prossimo come loro stessi”. In quei camini sono arsi uomini, veri uomini, donne e bambini. I loro aguzzini NON ERANO UOMINI, né lo sono quelli di ogni tempo e di ogni luogo che hanno compiuto e compiono, azioni di questo genere. C’è un’ altra categoria “di mezzi uomini” e siamo noi, sì, quelli che assistono senza battere ciglio, quelli che simpatizzano, che strizzano l’ occhio a partiti che non ripudiano la Shoah, quelli che si autoassolvono, senza comprendere che siamo tutti invischiati in questa palude immonda, dal quale si può uscire soltanto perseverando sulla via del bene e ripudiando il male, con ogni mezzo e in qualsiasi occasione.
By Giusy Beatrice Lorenzini ❤️
Questo è il mio fioretto di oggi