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Lo zì Peppe era il fratello di mia nonna materna Giulia. Lo zio aveva combattuto nella 1° guerra mondiale in uno dei peggiori corpi di armata: nei lancia fiamme , perché ammettiamolo, i contadini, i poveracci, venivano spediti sempre nei corpi di armata peggiori e lo scrivo con cognizione di causa, visto che negli anni a venire fu così tanto per mio zio Bruno e, in tempi di pace, mio padre il servizio di leva in una caserma punitiva e mio fratello, nel genio guastatori.
La parola lanciafiamme, può sembrare ignota alla stragrande popolazione, invece io me la ricordo bene, perché lo zio mi raccontava che nella prima guerra mondiale, attraverso questo strumento infernale, lanciava fiammate di fuoco su tutto ciò che capitava, anche ad altri soldati come lui. Questo strumento fu vietato nelle guerre successive, ma non fu così, anche nel Vietnam i soldati americani lo usavano lanciando napalm…e chissà cosa succede nelle guerre moderne, sparse in tutto il mondo.
Finita la guerra lo zio tornò in condizioni pietose, gambe ustionate con piaghe aperte e malato di tubercolosi. Di notte, nel sonno, per molti anni aveva incubi terribili e gridava, spesso rifugiandosi sotto il letto.
Il periodo successivo non fu migliore, per chi ebbe la sfortuna di nascere in quel momento storico, infatti iniziò dopo alcuni anni la II° guerra mondiale e il periodo fascista.
Il primo Maggio
Con la fine della guerra, si cominciò a ragionare sui diritti dei lavoratori, ci furono grandi manifestazioni e lotte per conquistarli.
Lo zì Peppe, sentiva la festa del Primo Maggio come un suo personale riscatto da tanto dolore e sofferenza subita. Per cui non era solo la festa dei lavoratori, ma la vittoria sul fascismo, la bellezza della libertà, la gioia di gridarla ad alta voce…
Di buon mattino metteva il vestito “buono” e una cravatta rossa; come il sangue che gli sgorgava fiero nelle vene, come le bandiere che di lì a poco sarebbe andato a sventolare, rosso, come il partito di cui si sentiva di appartenere.
Era festa grossa il primo Maggio. Il viale principale del paese era pieno zeppo di bandiere rosse…come la cravatta di mio zio.
Tempi moderni
Oggi, 1 Maggio 2024 è sempre festa, ma nulla a che vedere con il primo Maggio di mio zio. Era il dopoguerra, c’era la speranza di un mondo migliore, la fierezza di appartenenza a quella parte della storia, la volontà di volersi costruire un mondo migliore e in pace.
In questa epoca moderna, la gente si è fiaccata, non ha tenuto testa alta e schiena diritta. Ha perso quasi tutti i diritti che furono conquistati dai nostri avi. I partiti si sono lasciati corrompere e si sono annacquati, rispetto agli ideali iniziali. La gioventù cresciuta nel benessere, si è persa negli svaghi e non si rende ancora conto, in che caos finirà
Auspico una presa di coscienza
Il primo Maggio da anni a questa parte, è un concertone, una gita fuori porta, un ponte per andare da qualche parte.
I diritti una volta conquistati non rimangono in eterno. Vanno alimentati, perseguiti, controllati, vigilati, sennò si perdono e il popolo ricade in miseria.
Il mio cuore non è sbiadito, è ancora rosso, come la cravatta dello zì Peppe
Giusy Beatrice Lorenzini ♥️