La cravatta rossa dello zì Peppe

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Lo zì Peppe

Lo zì Peppe era il fratello di mia nonna materna Giulia. Lo zio aveva combattuto nella 1° guerra mondiale in uno dei peggiori corpi di armata: nei lancia fiamme , perché ammettiamolo, i contadini, i poveracci, venivano spediti sempre nei corpi di armata peggiori e lo scrivo con cognizione di causa, visto che negli anni a venire fu così tanto per mio zio Bruno e, in tempi di pace, mio padre il servizio di leva in una caserma punitiva e  mio fratello, nel genio guastatori.

La parola lanciafiamme, può sembrare ignota alla stragrande popolazione, invece io me la ricordo bene, perché lo zio mi raccontava che nella prima guerra mondiale, attraverso questo strumento infernale, lanciava fiammate di fuoco su tutto ciò che capitava, anche ad altri soldati come lui. Questo strumento fu vietato nelle guerre successive, ma non fu così, anche nel Vietnam i soldati americani lo usavano lanciando napalm…e chissà cosa succede nelle guerre moderne, sparse in tutto il mondo.

Finita la guerra lo zio tornò in condizioni pietose, gambe ustionate con piaghe aperte e malato di tubercolosi. Di notte, nel sonno, per molti anni aveva incubi terribili e gridava, spesso rifugiandosi sotto il letto.

Il periodo successivo non fu migliore, per chi ebbe la sfortuna di nascere in quel momento storico, infatti iniziò dopo alcuni anni la II° guerra mondiale e il periodo fascista.

Il primo Maggio

Con la fine della guerra, si cominciò a ragionare sui diritti dei lavoratori, ci furono grandi manifestazioni e lotte per conquistarli.

Lo zì Peppe, sentiva la festa del Primo Maggio come un suo personale riscatto da tanto dolore e sofferenza subita. Per cui non era solo la festa dei lavoratori, ma la vittoria sul fascismo, la bellezza della libertà, la gioia di gridarla ad alta voce…

Di buon mattino metteva il vestito “buono” e una cravatta rossa; come il sangue che gli sgorgava fiero nelle vene, come le bandiere che di lì a poco sarebbe andato a sventolare, rosso, come il partito di cui si sentiva di appartenere.

Era festa grossa il primo Maggio. Il viale principale del paese era pieno zeppo di bandiere rosse…come la cravatta di mio zio.

Tempi moderni

Oggi, 1 Maggio 2024 è sempre festa, ma nulla a che vedere con il primo Maggio di mio zio. Era il dopoguerra, c’era la speranza di un mondo migliore, la fierezza di appartenenza a quella parte della storia, la volontà di volersi costruire un mondo migliore e in pace.

In questa epoca moderna, la gente si è fiaccata, non ha tenuto testa alta e schiena diritta. Ha perso quasi tutti i diritti che furono conquistati dai nostri avi. I partiti si sono lasciati corrompere e si sono annacquati, rispetto agli ideali iniziali. La gioventù cresciuta nel benessere, si è persa negli svaghi e non si rende ancora conto, in che caos finirà

Auspico una presa di coscienza

Il primo Maggio da anni a questa parte, è un concertone, una gita fuori porta, un ponte per andare da qualche parte.

I diritti una volta conquistati non rimangono in eterno. Vanno alimentati, perseguiti, controllati, vigilati, sennò si perdono e il popolo ricade in miseria.

Il mio cuore non è sbiadito, è ancora rosso, come la cravatta dello zì Peppe

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

Vado dove mi porta il cuore ❤️

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PERCHE’ SI FESTEGGIA IL 25 APRILE?

https://youtu.be/cBesCvBzXfw

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/24/il-25-aprile-dovremmo-festeggiarlo-in-classe/2665729/

IL 25 APRILE SEGNA LA FINE DELL’OCCUPAZIONE DAI NAZIFASCISTI E LA LIBERAZIONE DAL VENTENNIO DI DITTATURA FASCISTA.

Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri il presidente designato Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani e Achille Marazza) – proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate; parallelamente il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi[3], assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti[4], incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo.
«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi
Entro il 1º maggio tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile). La Liberazione mise così fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra; la data del 25 aprile simbolicamente rappresenta il culmine della fase militare della Resistenza e l’avvio effettivo di una fase di governo da parte dei suoi rappresentanti che porterà prima al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica – consultazione per la quale per la prima volta furono chiamate alle urne per un voto politico le donne – e poi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.
Il termine effettivo della guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all’esercito alleato, si ebbe solo il 3 maggio, come stabilito formalmente dai rappresentanti delle forze in campo durante la cosiddetta resa di Caserta firmata il 29 aprile 1945: tali date segnano anche la fine del ventennio fascista.

VADO, DOVE MI PORTA IL CUORE…

-Foto tratta dal Web-Strage di Marzabotto-

La strage di Marzabotto è un crimine contro l’umanità e uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la seconda guerra mondiale. Nel 1994 il Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, fondando soprattutto sui dati delle anagrafi dei Comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, ha dimostrato come il dato relativo ai caduti riferito in questo e in altri testi vada diversamente considerato e messo in relazione a un più ampio territorio. Infatti gli eccidi compiuti da nazisti colpirono i tre comuni durante l’estate-autunno 1944 e causarono complessivamente la morte di 955 persone: in particolare la strage nazista del 29 settembre – 5 ottobre 1944 fu causa di 770 morti. Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi ebbero poi anche 721 morti per cause varie di guerra; da qui il dato complessivo accertato dal Comitato Onoranze: 1676 decessi per mano di nazisti e fascisti e per cause di guerra.

« Questa è memoria di sangue, di fuoco, di martirio, del più vile sterminio di popolo, voluto dai nazisti di von Kesselring, e dai loro soldati di ventura, dell’ultima servitù di Salò, per ritorcere azioni di guerra partigiana”.

Salvatore Quasimodo

Civitella-Val di Chiana-

Al mattino del 29 giugno, in occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo, il centro di Civitella era pieno di persone. Molti non si erano recati nelle campagne o nei boschi per lavorare, restando così a casa o andando a Messa. La Chiesa di Santa Maria Assunta, a Civitella, era colma di fedeli, giunti anche dalle altre frazioni del comune.
Improvvisamente dal comando tedesco partirono 3 squadroni: uno destinato a Cornia, l’altro a San Pancrazio e un terzo, il più grande, si riversò nel centro di Civitella. I tedeschi irruppero nelle case, aprendo il fuoco sugli abitanti a prescindere dal sesso o dall’età. L’episodio più truce si consumò nella chiesa, mentre si stava celebrando la Messa. Entrati nell’edificio sacro, i tedeschi divisero i fedeli in piccoli gruppi. Quindi, indossati grembiuli mimetici in gomma per non sporcarsi di sangue, li freddarono con dei colpi alla nuca. Il sacerdote don Alcide Lazzeri, in quanto religioso, sarebbe stato risparmiato dai tedeschi, ma scelse di condividere la sorte degli sfortunati parrocchiani.
Compiuta la strage, i tedeschi incendiarono le case di Civitella, provocando così la morte anche di coloro che avevano disperatamente tentato di salvarsi nascondendosi nelle cantine o nelle soffitte. Solo pochi abitanti riuscirono a salvarsi dal massacro. L’orrore di quel giorno fu percepito anche nelle campagne circostanti, specie nelle frazioni a valle: qui, nonostante la distanza, furono ben udite le grida disperate e ben visto il fumo delle case in fiamme. Alla fine si contarono 244 morti: 115 a Civitella, 58 a Cornia e 71 a San Pancrazio. Fonte: Wikipedia

25 APRILE 2024

NON DIMENTICATE CHE CIÒ È STATO

Ricordatelo ai vostri figli, in casa, per strada, ovunque..

VADO DOVE MI PORTA IL CUORE ❤️

Auguro che sia così anche per voi

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

Terra, amata Terra

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Due alberi, che paiono braccia protese in cerca di aiuto…

Terra, amata Terra

dolce patria mia,

dove si fa la guerra
giocando a sorte,

la vita e la morte.

Terra, mia amara Terra,

Madre Natura reclama:

congiura!

Fauna e flora sono sotto tortura.

Tutto il creato è perfezione

nulla si tocca senza ragione.

Terra, mia dolce Terra,

che doni cibo in quantità,

Terra, amata Terra,

ma l’ ego umano scabro,

nega un tozzo di pane

a chi ha fame.

Il dolo è un marchio

che appartiene all’ infame,

in contumacia

l’ impronta rimane .

Terra, mia amata Terra,

ferita, inquinata, derubata…

non perire, resisti!

Estinto realmente è

chi declina il tuo pregio,

e non accoglie il tuo dono,

facendone sfregio.

Terra Madre mia,

resisti, resisti, ancora!

Ascolta il grido di chi t’ ama
e spera,

che mai giunga quell’ ora.

Giusy Beatrice Lorenzini❤

22 Aprile 2024

Giornata mondiale della Terra

Analisi del testo

La Terra per l’ autrice della poesia è come la patria e, si considera, cittadina di questo mondo .

Un pianeta amatissimo, ma in mano ad un pugno di uomini, che a sorte, decidono la vita e la morte di tanti popoli, attraverso la guerra.

La Natura è ferita gravemente dagli umani, che trattano male gli animali uccidendoli tra mille tormenti. Come ad esempio negli allevamenti intensivi. Le piante non hanno un trattamento migliore: il disboscamento insensato e gli incendi appiccati di proposito, mettono a serio rischio, il nostro polmone verde.

Coloro che compiono questo “dolo” ai nostri amici animali e ai nostri amati alberi, sono  “marchiati” dall’ infamia e anche se ora non vengono perseguiti (contumacia), quel marchio rimane indelebile nel giudizio finale che darà Dio.

La Terra è sfruttata dall’ uomo in ogni settore e l’ inquinamento è tale da poter sopperire l’ intera umanità. È per questo motivo che il male che si compie al nostro pianeta torna indietro e con il rischio di annientare l’ intera popolazione terrestre.

Coloro che amano la Terra implorano il pianeta di resistere allo scempio che alcuni fanno. “Alcuni”, ma non tutti, altri come l’ autrice della poesia, amano la Terra perdutamente e sperano con tutte le forze che non arrivi mai il momento in cui, per il troppo inquinamento e sfruttamento, la Terra diventi un pianeta inabitabile dagli umani.

By Giusy Beatrice Lorenzini

Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte…

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C’ERA UNA VOLTA IL MESTIERE DELLA LATTAIA

Negli anni 60′-70′ c’era un mestiere oggi scomparso: la lattaia.

Mi ricordo che la lattaia del nostro paese, passava nel pomeriggio e così se uscivamo, preparavamo un pentolino con il coperchio sul davanzale della finestra oppure in maniera diretta se eravamo a casa. La lattaia segnava su un libretto il costo del latte giornaliero lasciato alle famiglie e alla fine del mese, faceva i conti e i miei genitori pagavano.

Ricordo che il latte era giallastro e mamma lo faceva bollire e quanto si raffreddava un po’, nel pentolino si formava uno strato di latte ispessito che sapeva di panna. Il latte era buonissimo e si sentiva forte quel meraviglioso sapore di latte!

In epoca moderna il latte non sa di niente, perché?

GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

Dopo il carcere a vita, il premio: la loro macellazione

CONTRO GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

La mucca della mia lattaia produceva 15 litri di latte al giorno, le mucche degli allevamenti intensivi producono fino a 40 litri  di latte al giorno.

Le mucche non sono fabbriche di latte e, come tutti i mammiferi, lo producono solo dopo la gravidanza fino allo svezzamento del cucciolo. Per far sì che il loro corpo continui a produrne, negli allevamenti vengono continuamente inseminate artificialmente e munte per lunghi mesi. La mungitura non è manuale, ma avviene attraverso macchinari attaccati direttamente alle mammelle, che estraggono fino a 40 litri di latte al giorno.

L’ uomo ha sovvertito le leggi della natura

E così ho scoperto perché viene scritto nelle confezioni di latte che è leggero e delicato…e ci credo! se una mucca da 15 litri di latte al giorno, passa a produrne tre volte tanto, è logico che il latte sia insapore e acquoso, ma la grande distribuzione furbescamente lo fa passare per delicato e leggero!

Come consumatori abbiamo il dovere di aiutare questi poveri animali torturati e uccisi

Basta digitare su Google “allevamenti intensivi” e le immagini che compariranno vi faranno stare male di brutto. Ogni animale utile all’ uomo viene rinchiuso, incatenato, ingabbiato, torturato e infine ucciso. Questo è il cibo che ci viene servito ogni santo giorno a tavola.

Serve una presa di coscienza collettiva

Il cancro è il salario che ci spetta per aver sovvertito le leggi della natura. So bene che questa terribile malattia avviene anche per cause diverse, però il cancro è in netta crescita e bisogna considerare che mangiando cibi di questo genere, non possono farci del bene.

La mia presa di coscienza

Difficile cambiare dall’ oggi al domani, intanto però ho iniziato a diminuire il consumo di carne, cercando quella bio, oppure non compero più carne a basso costo, poiché il prezzo troppo basso è indice di allevamenti intensivi.

Il latte lo voglio biologico e sennò posso bere anche il latte di soia o di riso, almeno tolgo il profitto agli assassini che hanno creato questi allevamenti di cui io non sapevo nulla.

Ho iniziato da poco e so bene che per me oramai è troppo tardi, in quanto la tossicità degli alimenti si accumula nell’ organismo.

Non è facile diventare vegetariani quando c’è da mettere in tavola 14 pasti settimanali, però bisogna iniziare soprattutto per i nostri figli e nipoti. Un passettino per volta e alla fine mangiando cereali, verdure, pasta, uova ( del contadino), si risparmia pure, perché la carne comunque ha il suo costo. Anche se non si diventa tutti vegetariani, il segnale di inversione di rotta si dovrebbe vedere.

Noi siamo il mercato

Bisogna renderci conto dell’ immenso potere che abbiamo come consumatori. Siamo noi il mercato, noi decidiamo se acquistare quel cibo o un altro. Quando il consumo cala, la grande distribuzione si adegua, poiché ad essa interessa solo il profitto.

Infine …

Il mio ultimo pensiero ritorna a questi poveri animali torturati e a stento trattengo le lacrime. Quando bene si vuole ad un cane? Gli animali sono tutti uguali: partoriscono e accudiscono la prole, sentono il dolore e hanno paura del dolore, sono sereni se lasciati liberi, ci credono amici, finché… non si fa loro il male assoluto.

Gli animali sono un dono di Dio, brillano della scintilla divina, fanno parte della Creazione e come tali, sono degni di rispetto e di amore da parte dell’ uomo.

CONTRO GLI ALLENAMENTI INTENSIVI

Scolpite queste parole nel vostro cuore

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

Era mio padre…

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mamma ultima a destra, babbo penultimo a destra della foto

ERA MIO PADRE

Oggi, se mio padre fosse stato in vita sarebbe stato il suo compleanno. Mi piace ricordarlo come era caratterialmente: allegro, simpatico, grande lavoratore, molto espansivo negli affetti; una rarità per un uomo di quel tempo.

Il mio babbo a queste lodevoli doti, contrapponeva dei momenti di rabbia, nel nostro gergo locale “le sfumate”, ovvero, “le incazzature”. L’ effetto scatenante era imprevedibile, su per giù, quando io e mio fratello combinavamo qualcosa di riprovevole o sul lavoro, nella quotidianità insomma. Le “sfumate”, come dice bene la parola stessa, duravano poco e in genere dopo ci ridevamo su.

Contro le ingiustizie, quelle grandi invece, come la fame nel mondo, la guerra, il male inteso come malattia o il male compiuto ai più deboli, mio padre diventava una belva sanguinaria e su questo punto era irremovibile.

Devo dire che caratterialmente assomiglio molto a mio padre, anche in simpatia, purtroppo una dote schiacciata dal male fisico e umano e dai lutti a cui sono stata sottoposta dalla vita, tanto da definirmi “una perseguitata”.

Mio padre era un caposaldo della vecchia guardia del paese. Suonava nella banda e pertanto era sempre presente in ogni evento paesano. Inoltre, frequentava il circolo degli anziani dove andava spesso in gita e giocava a bocce.

Il mio babbo non pensava alle vacanze, aveva vissuto nella guerra, aveva conosciuto la miseria e la fame, per cui la domenica non cercava luoghi dove andare; il suo piccolo mondo antico lo portava a visitare i fratelli e sorelle.

Durante la settimana, dopo cena si andava “a veglia”, partivamo con la nostra 500L e si faceva visita ai miei zii, oppure accadeva il contrario, erano loro che venivano a trovarci.

La Domenica pomeriggio si ripartiva e si andava a trovare i parenti un po’ più distanti, a turno, ma sempre strettamente collegati da un legame consanguineo molto forte e voluto in primis dal mio babbo.

Ogni volta che un fratello o chicchessia portava il nostro cognome o quello di mia madre, e finiva all’ ospedale o al camposanto, mio padre si precipitava a fare visita e a portare consolazione. Anzi, per quanto riguarda i funerali, andava da tutti i compaesani che lo hanno preceduto.

Con la nascita dei nipoti e con la nuova qualifica di Nonno, mio padre lasciò la sua 500L al suo destino e passò alla Panda. Iniziò per lui una nuova era: fare lo “shoffer”, trasportando i pargoli in ogni dove…compresa me: autista ufficiale nei miei lunghi viaggi ospedalieri.

Quando arrivò per mio padre una leucemia fulminante, seguitò a dimostrarci un amore infinito, fatto di parole, gesti e sorrisi fino all’ ultimo momento.

E se io oggi sono qua a ricordarlo ancora, è perché quell’ amore arde sempre in me, è un fuoco che io alimento nel mio cuore perennemente e sarà così finché lo raggiungerò.

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

Scrittrice per passione

Secondo le Scritture: la Risurrezione…XIV°sosta

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-Piero della Francesca-La risurrezione-

CRISTO È  RISORTO POSSIAMO ESSERNE SICURI? SECONDO LE SCRITTURE…SÌ  

Le profezie dell’Antico Testamento rivelano le modalità della passione, morte e risurrezione di Cristo. 
I Salmi di Davide furono composti circa nel 1000 a.c. per poi essere riportati in forma scritta nel VI secolo a.c.

SALMO 16,10-11
“perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena della tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”.

LA RISURREZIONE 

Dal Vangelo secondo MATTEO 28, 1-8
“Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolo’ la pietra e si pose a sedere su essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli”.

Questo racconto è presente nel Vangelo di LUCA 24,1-8  MARCO 16,-6  GIOVANNI 20,1-9

LA PROFEZIA SI È AVVERATA 

Riflessioni sulla Risurrezione
 

Il Salmo 16 non lascia spazio a fraintendimenti, è una luce che squarcia le tenebre, è Gesù stesso che si rivolge al Padre: “PERCHÉ NON ABBANDONERAI LA MIA VITA NEL SEPOLCRO, NE’ LASCERAI CHE IL TUO SANTO VEDA LA CORRUZIONE”. 

Questa profezia fu scritta da un salmista ignaro di cinque secoli (o forse anche di piu’ ), prima della venuta di Cristo. Di nuovo torna alla ribalta la dimensione eterna di Dio: “Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo” (seconda lettera di Pietro 3, 8). Fu così che il salmista ignaro, scrisse in anticipo quello che avvenne secoli dopo.

In questo versetto sconvolgente Gesu’ parla di se stesso e indirettamente, c’è un primo barlume della Sua prefigurazione COME SECONDA PERSONA DELLA TRINITÀ.

Non c’è più tempo per riflettere o dubitare, ogni cosa è stata spiegata in questa lunga via crucis, oggi parla il Signore e domanda a me, a te, a tutti noi:
“IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA; CHI CREDE IN ME, ANCHE SE MUORE VIVRÀ; CHIUNQUE VIVE E CREDE IN ME, NON MORRA’ IN ETERNO.

CREDI TU QUESTO?” (GV 11,25)

Con la risurrezione termina anche questa lunga via della croce.

Auguro una Buona Pasqua e un saluto di pace a tutti.
 

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

Tanti anni fa inviai questa via Crucis meditata ad un vescovo ora cardinale; era più sintetica ma con il tempo l’ ho “approfondita”, in fondo lo stesso prelato mi consigliava di proseguire ad impegnarmi nello studio! Non pensavo che mi rispondesse, invece lo ha fatto e di suo pugno, con tanto di carta pergamena e penna inchiostro!

Di nuovo pace e bene a tutti

Secondo le Scritture: la durata della sepoltura…XIII° sosta

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Via Crucis meditata

Secondo le Scritture

LA DURATA DELLA SEPOLTURA 

Nel 700 a.c il profeta GIONA annunciava:
“Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti”. GIONA 2,1

Dal Vangelo secondo Matteo 12,38-40

“Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: “Maestro, vorremmo che tu ci facessi un segno”. Ed egli rispose: “Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”.

LA PROFEZIA SI È AVVERATA

Riflessioni in attesa della S.Pasqua 

Nel Vangelo di Matteo, si evidenzia l’insofferenza di Gesù, verso coloro che per mancanza di fede, volevano dei segni continuamente.

Evidentemente le guarigioni e gli esorcismi operati da Gesù ovunque, non venivano considerati a sufficienza!

Gesù allora facendo riferimento al profeta Giona, annunciò una nuova profezia: come Giona rimase nel ventre della balena tre giorni e tre notti, anche lui rimarrà nel ventre della terra per lo stesso tempo.

Implicitamente Gesù annunciò in anticipo, la sua futura morte e velatamente la sua risurrezione.

Nei primi cristiani, questa precisa interpretazione del segno di Giona da parte di Gesù, fu di grande influenza sul ricordo che ebbero per testimoniare la morte e la risurrezione di Cristo.

Buona riflessione

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

Secondo le Scritture: la sepoltura di Gesù…XII° sosta

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Via Crucis meditata

-Caravaggio-la deposizione-

Secondo le Scritture

700 anni circa a.c il profeta ISAIA annunciava:

“Gli diedero sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza ne’ vi fosse inganno nella sua bocca” ISAIA 53,9

 LA SEPOLTURA

Dal Vangelo secondo MATTEO 27,57-66

“Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba vuota, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Magdala e l’altra Maria”. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: “Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era vivo : Dopo tre giorni risorgero’. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così, quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!”. Pilato disse loro: “Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete”. Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

Questo racconto è presente nel Vangelo di MARCO 15,42-46 LUCA 23,50-53 GIOVANNI 20,38-42

LA PROFEZIA DEL PROFETA ISAIA SI È  AVVERATA

Riflessioni in attesa della S.Pasqua

 Nel racconto del Vangelo, viene menzionato un uomo: Giuseppe di Arimatea, si trattava di un uomo ricco che aveva fatto costruire una tomba, come ogni famiglia agiata di Gerusalemme. Giuseppe andò a chiedere il corpo di Gesù perché era la “Parasceve”, il venerdì ebraico dove si lavora fino a sera, poi il giorno dopo è festa: è il sabato ebraico “lo shabbat” e sono vietate tutte le attività lavorative in rispetto della Torah.

Per questo motivo Giuseppe aveva fretta; doveva seppellire il corpo di Gesù quella sera, il giorno dopo sarebbe stato impossibile, anzi, avrebbe compiuto un atto sacrilego, anche se oramai aveva abbracciato un’altra fede. Il Vangelo racconta che Giuseppe, aveva avvolto il corpo di Cristo in un candido lenzuolo e sepolto in una tomba vuota, anche con questo gesto di amore, egli dimostrava la sua venerazione come discepolo di Gesù. Giuseppe come ci racconta l’evangelista Matteo, era un uomo ricco e fu colui che lo seppellì; si compie così la profezia di Isaia: “CON IL RICCO FU IL SUO TUMULO”. Si puo’ chiamare una coincidenza, una profezia di tale portata? Profetizzata 700 anni prima che accadesse?

 Tutta la descrizione della sepoltura, messa in evidenza dall’evangelista è per attestare la realtà della morte certa di Gesù. Fino a questo momento, Gesù è morto e sepolto, chiuso in un sepolcro, con una gran pietra sulla porta e con una guardia romana come vigilanza.

QUESTI SONO GLI ULTIMI FATTI CHE AVVENNERO INTORNO ALLA FIGURA DEL CRISTO.

D’ora in poi, siamo tutti di fronte ad un bivio, ciascuno deve compiere la propria scelta e meditare a fondo: credere a quell’ uomo che duemila anni fa si aggirava a piedi nella provincia romana della Giudea e nella regione della Palestina, annuciando a tutti che egli era il Messia atteso e rivelato dalle Sacre Scritture?

Oppure all’opposto, pensare che quell’uomo, si fece crocifiggere, CREDENDO di essere il Cristo e invece non era altro che povero visionario?

Buona riflessione

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

Secondo le Scritture: il colpo di lancia…XI° sosta

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Via Crucis meditata

Secondo le Scritture

IL COLPO DI LANCIA

Nel 700 a.c il profeta ISAIA annunciava:
“Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo guariti”. ISAIA 53,5

Nel 500 a.c il profeta ZACCARIA annunciava:
“Riversero’ sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito”. ZACCARIA 12,10

Dal Vangelo secondo GIOVANNI 19,33-37
“Venuti da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con una lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate…. E un altro passo della Scrittura dice ancora: VOLGERANNO LO SGUARDO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO”.

LA PROFEZIA SI È AVVERATA 

Riflessioni in attesa della S.Pasqua

Il profeta ISAIA annunciava che dalle piaghe di Gesù saremo stati guariti nonostante la nostra “iniquità”; questa guarigione in termini biblici è indice di SALVEZZA.

Il profeta ZACCARIA invece, profetava che uno spirito di grazia e di consolazione si sarebbe riversato copiosamente su coloro che avrebbero guardato a colui che avevano trafitto, con lo stesso dolore e amore che si prova per un figlio perduto.

Gesù dopo la sua morte, fu trafitto dalla lancia di un soldato, dal quel costato fuoriuscì sangue e acqua; da quel momento e per sempre, sgorga il suo Spirito, simboleggiato “dall’acqua” che purifica e da la grazia della salvezza.

Solo chi si affidera’ a Gesu’ Cristo, l’agnello che si sacrifica per l’umanità intera, con un sentimento di sincero pentimento e con cuore credente, potrà accedere al dono dello Spirito “che da grazia e consolazione”, cioè vita eterna e salvezza dei peccati, come alludeva il profeta Zaccaria.

Nelle Sacre Scritture la simbologia racchiude significati profondi e nel Vangelo di Giovanni, si ha un esempio evidente di come ogni parola, riveli imporantissimi significati. Il sangue, secondo l’interpretazione che ne dà la Chiesa, attesta la realtà del sacrificio offerto per la salvezza del mondo ed è simbolo dell’Eucaristia.

L’acqua invece è simbolo sia dello Spirito, che del Battesimo.

Infine voglio sottolineare che Gesù mostrò le piaghe del costato per ben tre volte ai suoi discepoli, come segno di riconoscimento dopo la sua risurrezione.

Buona lettura e buona meditazione sono passaggi importantissimi

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️

….il soldato Songino…

Ho notato che molte persone sono alla ricerca della lancia del soldato Songino ( così si chiamava), colui che colpì il costato di Cristo. Ci sono poi leggende sul calice dove bevve Cristo nell’ ultima cena e pseudo reliquie di ogni sorta: dalle spine della Corona di Cristo, al legno della croce. Su questo punto sono molto sprezzante, poiché non dobbiamo attaccarci ad oggetti ed affidare a loro poteri taumaturgici.

Il nostro sguardo deve innalzarsi al Cielo, a quel Dio sanguinante e trafitto.

Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito

Secondo le Scritture: furono spezzate le gambe ai due ladroni ma non a Gesù…X°sosta

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Via Crucis meditata

Secondo le Scritture

I Salmi di Davide furono composti circa nel 1000 a.c. per poi essere riportati in forma scritta nel VI secolo a.c.

SALMO 34,21

Preserva tutte le ossa, neppure uno sarà spezzato”

FURONO SPEZZATE LE GAMBE AI DUE LADRONI, MA NON A GESÙ

Dal Vangelo secondo GIOVANNI 19,33-36

“Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzati le gambe e portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: NON GLI SARÀ SPEZZATO ALCUN OSSO”.

LA PROFEZIA SI È AVVERATA

Riflessioni in attesa della S.Pasqua

Spezzare le ossa delle gambe dei condannati a morte in croce, era un’ usanza molto praticata al tempo dei romani, si affrettava così la fine dei crocifissi; non avendo piu’ nessun appoggio morivano asfissiati.

I soldati costatarono che Gesu’ era già morto in croce e allora gli fu risparmiato questo ulteriore sfregio, ma non per un improvviso atto di pieta’, ma bensi’, perche’ i morti in croce dovevano essere rimossi in vista della “solennità del sabato”.

Era il giorno della “PARASCEVE” e praticamente i soldati avevano fretta di togliere quei cadaveri esposti sulle alture del Golgota, in vista di questa festività. La Parasceve, e’ il giorno della preparazione al sabato, cioe’ il venerdì. “Lo SHABBAT” (il sabato), per la religione ebraica è la festa del riposo, il giorno in cui che anche Dio “si riposo'”: ogni attività lavorativa è sospesa, sospesa alla lettera, non si può far altro che pregare, visitare la Sinagoga, riunirsi in famiglia mangiando cibi particolari, insomma, un dolce far niente, meglio se meditativo.

Da qui nasce la Parasceve, che significa infatti “preparazione”. Il giorno prima (il venerdì), si prepara il cibo per il giorno dopo e tutte le attività lavorative terminano quel giorno, cosicché per lo shabbat, ognuno si astiene da qualsiasi tipo di lavoro.

Tale descrizione, serve per capire meglio il racconto del Vangelo: la fretta dei soldati di deporre i cadaveri dei crocifissi era per questo motivo; nel giorno dello shabbat, non avrebbero trovato nessuno per deporli dalla croce, né tantomeno per seppellirli, o bruciarli, come spesso accadeva. Secondo la cronologia dei vangeli sinottici, tra l’altro, l’anno della morte di Cristo, coincideva con la Pasqua ebraica, ecco perché nel Vangelo viene descritto come “un giorno solenne, quel sabato”. La straordinaria profezia: “NON GLI SARA’ SPEZZATO ALCUN OSSO” del salmista che annunciava secoli prima della venuta di Cristo, si è avverata.

Questa sosta della Via Crucis e’ molto cruda, ma conoscere le usanze del popolo ebraico di quel tempo, accresce notevolmente oltre che il sapere, il senso critico e questo è grande valore aggiunto, poiché si entra nel vivo dei racconti del Vangelo, ci si immedesima e si comprende il perché di un’azione o di un fatto.

Ogni catechesi andrebbe eseguita con questo spirito costruttivo in primis, perché fede e ragione si completano a vicenda, in secundis, perché si esalta e si rende interessante un credo religioso, spesso appiattito da chiacchiere inutili e da celebrazioni di cui si è smarrito ogni punto di riferimento.

 Buona riflessione…

la Via Crucis continua, i tempi sono stretti, ma un impegno con Dio non si può interrompere

Giusy Beatrice Lorenzini ♥️